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Qualcosa per riflettere, pensare, sognare...alzare il "punto di vista"...

venerdì 25 maggio 2018

ELIOPOLI - La città del sole di Cosimo de' Medici

SUL SASSO DI SIMONE         
Il   Sasso di Simone con il fratello "il Simoncello"

                                    L'ultima notte fu certo la più terribile. La bufera aggrediva il Sasso ormai da giorni, senza tregua. Famelici branchi di lupi si aggiravano tra le case abbandonate e le bestie più audaci vi erano già penetrate scavando una tana. Un vento fortissimo squassava le imposte e fischiava tra le tegole. Il corpo di guardia resisteva rinchiuso nella torre, debilitato da fame e freddo, consumando l'ultima legna in attesa della partenza fissata per il giorno seguente. Era l'anno 1673.
                  L'inverno, come sempre, era arrivato all'improvviso sul Sasso di Simone, un baluardo naturale posto a cavallo fra Granducato di Toscana e le terre del Papa. Tutte le speranze erano ormai perse. Non vi sarebbe mai stata una città su quella rupe a più di mille metri d'altezza. La natura avrebbe presto fatto giustizia: Le erbe, la neve, il vento e il ghiaccio avrebbero cancellato il sogno a lungo cullato da un giovane principe fiorentino.
Panorama verso il Montefeltro
                  Più di cento anni prima, una bella mattina di Luglio del 1554, Cosimo I° de' Medici, signore di Firenze e duca di Toscana, era salito fin lassù e aveva deciso, col conforto dei suoi ingegneri, che si sarebbe fondata una città. Non una qualsiasi, ma un centro ideale: Eliopoli, quella città del sole a cui si ispirò poi, nel 1602, Tommaso Campanella per il suo progetto di repubblica utopica. Il sito prescelto si prestava magnificamente: Una possente rupe calcarea elevata sopra una grande foresta e sulla cui sommità si apriva un grande ripiano pratoso. Non vi sarebbe stato nemmeno  bisogno di mura, tanto erano dirupati e inaccessibili i suoi fianchi.


                  Altri prima di Cosimo vi avevano intuito il valore strategico: Una romita abbazia vi era stata costruita nel secolo XI e poi, dopo quattro secoli di vita, abbandonata, mentre Novello Malatesta di Cesena attorno al 1454 avrebbe voluto erigervi una fortezza che "..come un leone fortissimo potrebbe annientare tutti gli altri castelli e luoghi circostanti senza timore di attacchi " , senza però concretizzare nulla. Ora invece Cosimo era all'apice delle sue fortune. Salito al potere nel 1537 aveva appena piegato gli ostinati senesi e si era già da tempo conquistato il favore dei grandi imperi europei nell'Italia di allora.
                 Assicurata l'indipendenza del ducato si proponeva di rafforzarne le difese con la costruzione di potenti piazzeforti, studiate per resistere alle nuove tecniche di assedio introdotte da qualche tempo con l'uso delle armi da fuoco. Aveva già munito Arezzo, Pistoia, Borgo San Sepolcro, Empoli e progettava una nutrita schiera di torri costiere e porti fortificati come Livorno e Portoferraio ( in suo onore chiamata Cosmopoli ) per guardarsi dai pirati del Tirreno.
Aggiungi didascalia
                Quì, dove il ducato sconfinava oltre l'Appennino, accarezzava l'idea di due nuove città; quale mezzo migliore per celebrare la potenza del principe, il suo governo illuminato, la modernità delle sue scelte politiche?
                                   Eliopoli - La "Città del Sole" sul Sasso di Simone, assieme alla consorella "Terra del Sole", vicino a Forlì,sarebbe stata la punta di diamante della presenza toscana sull'Adriatico. A tempo dovuto, pensava Cosimo, il nuovo centro abitato avrebbe costituito una buona base d'appoggio per future espansioni.
                 Nel 1566 si gettò la prima pietra "..con molto solenne precisione, messa cantata, conti e contesse assai e gran concorso di popoli e parsi che fusse come una gran fiera..." scrive un cronista dell'epoca. Ma l'impresa si rivelò subito difficile. La gente del luogo, di Sestino, di San Sepolcro, per prima non vi credette. Fin dall'inizio guardò con diffidenza, se non con ostilità al progetto. Nulla, nemmeno la costrizione delle armi li avrebbe convinti a trasferire le loro dimore sulla montagna, lontano dai campi, dalle vie di comunicazione, dai centri della vita e del commercio." Una follia " dicevano, e avevano ragione. Il clima era peggiorato in quel volgere di secolo, le stagioni si facevano sempre più fredde e di conseguenza anche i raccolti ne soffrivano, garantendo a fatica la sussistenza alimentare. Inoltre il Sasso era lontano dai centri di approvvigionamento e tutto doveva essere trasportato da grande distanza: pietre, sabbia, viveri e anche la legna per non depauperare la grande foresta di cerro che lo avvolgeva completamente.
                Per oltre dieci anni decine di manovali, sopratutto lombardi, furono coinvolti nei lavori ma solo nei mesi estivi; al calare dei primi freddi si sospendeva ogni occupazione e solo un manipolo di guardie restava di vigilanza. La stagione successiva si doveva riprendere daccapo poiché l'imperversare dell'inverno riduceva quasi sempre in macerie quello appena costruito. Si stava intavolando una dura lotta con il tempo e con la natura. Il sole d'oro che campeggiava sugli stemmi della città iniziava ad apparire beffardo e malaugurante.Anche il podestà e l'arciprete di Sestino che avrebbero dovuto risiedere sul Sasso, cercano in tutti i modi di defilarsi. Nel 1577 delle cinquanta case sono abitate solo una decina. Nonostante l'istituzione del Tribunale di Giustizia ed altri ruoli amministrativi, l'impressione è che nella città, specie in inverno, vi si ricoverino solo gli emarginati: miseri artigiani, pastori, carbonai e certamente qualche bandito o confinato.
Così doveva essere il primo nucleo della città ideale voluta da Cosimo de' Medici sul bastione naturale del Sasso di Simone. Secondo il progetto il borgo doveva ospitare inizialmente la guarnigione militare e circa trecento abitanti per poi crescere fino a occupare i cento ettari della sommità pianeggiante del Sasso. Lo stemma della città era un sole, simbolo della luce, della ragione e della verità a richiamare i dettami neoplatonici, molto in voga tra gli intellettuali fiorentini del periodo. Delle tre eliopoli che aveva progettato Cosimo non riuscì a vedere il completamento di quella del Sasso ma fondò e parzialmente realizzò Portoferraio all'Elba e Terra del Sole, vicino a Castrocaro
                                     La città o quello che doveva essere, sopravvisse a se stessa per alcuni decenni, poi fu avvolta dal buio delle notti, dal freddo e dalla rovina. Venute a mancare le ragioni economiche cessarono anche quelle strategiche.Nel 1631, alla morte di Francesco II Della Rovere, il ducato di Urbino fu incamerato nei beni della Chiesa e ogni minaccia da parte di coloro che furono pericolosi vicini dei Medici venne a cadere.


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