FANCY 1

Qualcosa per riflettere, pensare, sognare...alzare il "punto di vista"...

ECOLOGIA - Farfalle -RAGNI -NASICA -Colibrì,- POLLI - WWF Italia - S. ROSSORE - AVERLA ASSASSINA- ZEBR - oasi PALO LAZIALEA-CALABRONI

CALABRONI

 Vespa Crabro - Detta CALABRONE sono i parenti più grandi delle comunissime vespe, come queste assai temibili per i loro grossi pungiglioni e le pericolose ( anche per l'uomo ) dosi di veleno che iniettano generalmente solo nelle api di cui sono accanite cacciatrici. Di carattere estremamente mansueto, bisogna proprio andarle a stuzzicare per farsi pungere, a differenza delle comuni più piccole vespe ed altri vespidi. L'aculeo, liscio e affilato sembra essere fatto apposta per penetrare il corpo delle api e con altrettanta facilità viene ritratto ( le api invece pungono soltanto per difesa ma il loro pungiglione dentellato rimane spesso nei tessuti del nemico tanto che strappandosi provoca la morte dell'insetto ).Il comportamento all'interno dell'alveare è molto simile a quello delle api: quando le larve reclamano cibo ogni adulto esce all'esterno a fare incetta di ragni, altri insetti, polpa di frutta o nettare di fiori. La regina, sollevata da tali incombenze, continua a deporre quante più uova possibile. Nel corso dell'estate il nido conterà fino a tremila individui e tuttavia la vita della colonia durerà una sola estate.           Con l'autunno, il freddo uccide tutte le operaie e la vecchia regina. I maschi ( fuchi ) escono all'esterno della colonia in voli nuziale e muoiono subito dopo aver espletato il loro compito. Sopravviveranno solo alcune femmine  nate anch'esse in autunno e che, a differenza delle operaie, sono fertili. Attenderanno la primavera successiva per fondare nuovi effimeri regni.






Ha catturato la sua preda preferita: l'ape.

I tre "ocelli " sopra la testa servono solo per l'orientamento: anche senza sole sono in grado di orientarsi perfettamente    

Bombo


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La Vespa velutina arrivata anche in Toscana

L’arrivo e la diffusione di specie aliene è una delle principali cause di perdita di biodiversità. Da alcuni anni l’Europa sta affrontando l’invasione di una specie particolarmente temibile, il calabrone dalle zampe gialle Vespa velutina nigrithorax.

  a sn il Calabrone asiatico/Calabrone a zampe gialle: la Vespa velutina; a dx il Calabrone europeo Vespa crabro

A causa della sua flessibilità ecologica, rapidità di dispersione e specializzazione nel predare le api, questo calabrone desta grande preoccupazione dal punto di vista ecologico ed economico. A differenza dell’ape asiatica (Apis cerana), infatti, la nostra ape (Apis mellifera ligustica) non riesce a difendersi adeguatamente. Oltre alle api – che rappresentano l’80% della dieta proteica delle larve di velutina in ambiente urbano e il 45-50% in ambiente rurale – il calabrone preda anche altri importanti impollinatori (bombi, megachilidi, farfalle, etc).

Danni secondari, ma non trascurabili, sono quelli ai frutti maturi, prediletti dagli esemplari adulti di velutina

Il tasso di aggressività verso l’uomo è analogo a quello del calabrone europeo. In prossimità dei nidi però l’attacco può essere violento: 8-12 punture possono provocare un avvelenamento che richiede il ricovero in ospedale.

All’inizio del mese di aprile 2020 sono ricominciate le segnalazioni di Vespa velutina nelle provincie di La Spezia e quelle di Massa e Carrara dove erano state segnalate la prima volta nel 2007.

Fai una segnalazione

elimina nido -     Da ogni nido di velutina potrebbero nascere, l’anno successivo, altre 30-40 colonie. Scopri come distruggerli nella tua zona.

Fai trappole     

sito http://www.stopvelutina.it/notizie/

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PALO LAZIALE - Oasi


                                               E' un piccolo mondo verde a pochi chilometri dalla capitale:120 ettari
comprendenti boschi, prati e un giardino di orchidee. L'animale guida dell'oasi, il tasso, si aggira al crepuscolo, ma poptrete incontrare anche volpi, puzzole, piccoli uccelli e vicino al mare, le splendide sule.


Tritone

Capinera ( Sylvia atricapilla ) con i pulcini


                               Un tempo sulla costa laziale dominava la grande foresta tirrenica: un immenso mare verde inestricabile. Ma come previsto da un copione tristemente noto, l'arrivo dell'uomo  e la costruzione dei primi insediamenti condussero alla trasformazione: i varchi naturali nella vegetazione diventarono prima radure e poi ampi prati. La grande e definitiva distruzione è comunque recente con lottizzazioni, abusivismo edilizio, disboscamento ecc..- Oggi la linea d'incontro con il mare è una continua e profonda crosta di cemento e asfalto.Degli antichi scenari sopravvivono solo alcunni brandelli, anch'essi degradati e in pericolo.
               Palo Laziale, 120 ettari di bosco, prati e un angolo a giardino botanico è uno di questi ultimi brandelli di foresta che si è salvata grazie all'esistenza del castello della famiglia Odescalchi la quale ha difeso e curatop l'area e poi affidato la gestione naturalistica al WWF.

                                      Da Roma si può raggiungere l'oasi in meno di un'ora con l'auto: dalla SS Aurelia bisogna uscire a Ladispoli e seguire le indicazioni di Palo e poi i cartelli con il panda del WWF. Oltrepassato il cancelletto di ingresso si è accolti dal canto degli uccelli, quasi tutti passeriformi, tra questi la cincia, il merlo, il pettirosso.



Il riccio ( Erinaceus Europaeus ), il più comune degli insettivori che abitano questi boschi.

Faina (Martes foina ) con la preda e la volpe

Il tasso ( Meles taxus ) animale simbolo dell'oasi, che esce allo scoperto sopratutto dopo il tramonto.

Scorcio del parco botanico del castello, a ridosso delle mura, dove sono state acclimatate alcune piante esotiche come le palme delle canarie.
Airone cinerino ( Ardea cinerea ) che ha catturato una ghiotta preda


Castello Odescalchi











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 Banc d'Arguin -  Mauritania - 

                     Ai confini del Sahara, una fortezza di seicento chilometri quadrati di acque e sabbie racchiude un paradiso naturale brulicante di pesci e uccelli
è il Banc D'Arguin: alcuni dei suoi aironi, nelle loro migrazioni arriveranno fino a Bolgheri.

Pellicani


stormi di milioni di limicoli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spettacoli gratuiti del mare di Castagneto-Bolgheri

L'averla assassina - Sembra un innocuo uccellino - 

                                          Sembra una realtà crudele: - L'averla infilza senza pietà le prede sulle spine; accumula "in dispensa" insetti e piccoli mammiferi e cattura persino altri uccelli.
                  Può per questo definirsi feroce? No, la natura ancora una volta suggerisce le strategie di sopravvivenza rendendo questo animale simile alla formica della favola di Esopo.
                  Come lei, mette da parte le scorte in vista dei momenti difficili.
                  Così non si può parlare di "orca assassina" o "vipera killer" perché in natura non esiste il buono e il cattivo, il giusto e l'ingiusto: la morale esiste solo nella testa dell'uomo, e sarebbe interessante andare a vedere come e perché si forma. Ma questa è un'altra storia...


.........................................................  La dispensa dell'averla capirossa è costituita da un ramo con lunghe spine a cui agganciare le vittime. Il comportamento di questo uccello è certo spietato, ma necessario per conservare le risorse alimentari in ambienti in cui la competizione è spesso fortissima.

La dispensa dell'averla. Questo uccello è reso abile predatore dalla forma del becco e dalle robuste zampe con unghie affilate; vittime preferite sono gli insetti ma non disdegna scorpioni e piccoli topi. Le averle negli ultimi decenni si sono assai ridotte in europa, per varie cause non ancora accertate.

L'averla capirossa è così combattiva nel difendere il nido da mettere in fuga animali ben più grandi di lei. Anche quando sorveglia il suo deposito di prede si rivela molto aggressiva e può attaccare persino l'uomo; ma l'averla accumula e conserva le vittime solo quando le condizioni ambientali sono instabili.

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ZEBRA

 Sembrerebbe un animale tranquillo e molto sociale ma invece la zebra ha un carattere assai bellicoso e non manca di coraggio: Riesce spesso a scuotersi dalla groppa il feroce leone, scalciare a morte chi si avvicina ai puledri, ingaggiare lotte furibonde con stalloni della stessa specie. Tutt'altro che un docile animale. 

Lotta di due stalloni accanto a un puledro



L'ora dell'allattamento





Quando non intervengono le provvidenziali BUFAGHE a liberarle dai parassiti, le zebre risolvono il problema rotolandosi per terra

L'abbeveramento

Puledro nato da poche ore. Le zebre al momento della nascita hanno il mantello bianco con strisce marroni; queste, dopo un mese, cominciano a scurirsi assumendo il caratteristico colore nero. Si ritiene che i piccoli riconoscano la madre, oltre che dalla voce e dall'odore, anche dal disegno formato dalle righe che varia, da individuo a individuo, come le impronte digitali nell'uomo.


Agilità e armonia, una linea da far invidia a un cavallo. Un agile salto nel fiume, probabilmente per liberarsi da fastidiosi parassiti. Animali socievoli le zebre vivono in grossi branchi all'interno dei quali esistono piccoli gruppi familiari autonomi formati da un maschio e più femmine ( da una a sei ) con i loro piccoli. I branchi sono stabili, raramente gli adulti li abbandonano.

Nel momento pericoloso dell'abbeveramento c'è sempre chi guarda le spalle da eventuali aggressori.







 

 

 

 

Le nostre farfalle









 

 

 

 

 

 

 RAGNI - Architetti naturali 

                                        Tessitori di ragnatele di seta dalla robustezza molto maggiore di quella dell'acciaio, sono cacciatori ed abili trasformisti, esperti nell'arte del mimetismo. Oltre a pescatori subacquei sono acrobati d'eccezione, capaci di compiere salti pari a dieci volte la lunghezza del proprio corpo. Maschi astuti e femmine cannibali, la biologia e il comportamento di questi misconosciuti animali riservano mille sorprese.


un Argiope fasciata si precipita su un grillo incappato nella sua tela

Lycosa (ragno lupo) - La femmina protegge le uova all'interno di un sacchetto che poi fissa all'estremità dell'addome per mezzo di fili

 
Le femmine di Pholcus le uova le portano con sè

Ragno lupo - Appena i piccoli sgusciano fuori dalle uova l'involucro protettivo si lacera e tutti i ragnetti si arrampicano in groppa alla madre

Argiope Bruennichi - fabbrica un bozzolo a forma di urna, che fissa all'erba

Dopo la fecondazione la femmina di Pisaura mirabilis costruisce un bozzolo sferico in cui depone le uova e che si porta appresso tenendolo con i cheliceri

Mimetismo su fiore di ginestra

Cheiracantium - Ha costruito il nido fra le spighe di una graminacea selvatica

Femmina di Dysdera che custodisce le sue uova

Il sole del mattino illumina le gocce di rugiada che imperlano la tela di un Arangus diadematus, immobile al centro in attesa della preda

La seta secreta dalle apposite ghiandole fluisce dalle filiere, sottilissimi tubuli posti all'estremità dell'addome


Le specie gel genere Dysdera hanno lunghi cheliceri con robuste unghie simili a pugnali per catturare i crostacei terrestri di cui si nutrono


Dicrostichus magnificus pesca le prede con un filo alla cui estremità ci sono goccioline di una sostanza vischiosa dall'odore simile a quello emesso dalle femmine di falena

Argyroneta acquatica - vive quasi costantemente nell'acqua di laghetti e ruscelli

Vive nelle crepe dei vecchi muri e delle rocce in cui costruisce tubi sericei aperti sul fondo che si prolungano all'esterno in una trama di fili a raggiera con cui cattura le prede
I ragni saltatori come questo Eris Aurantia  catturano le prede balzando loro addosso con salti anche di 20 cm. Una vista acutissima garantisce la precisione nel raggiungere il bersaglio. Un filo ancorato alla zona di lancio impedisce comunque eventuali cadute.
Un ragno saltatore dagli enormi occhi

Mimetismo

 

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 NASICA - Una specie da salvare
Maschio adulto

                                           Il maschio ha un grosso naso pendulo dalle scarse capacità olfattive, che però esercita un forte fascino sulle femmine ( chissà perché mi ricorda qualcosa di già sentito ). La nasica è seriamente minacciata di estinzione e nel suo ambiente naturale, la foresta di mangrovie nell'isola di Borneo, non restano che un migliaio di individui.
            Per fortuna sono sorti alcuni "santuari zoologici" dove queste scimmie vivono protette, libere di lanciarsi da un albero all'altro, di mangiare germogli, frutti e foglie a sazietà, di "chiacchierare" animatamente, giocherellare e far l'amore, ignare dei pericoli che minacciano la loro esistenza.
            Nel Bako National Park  ( circa 14 Kmq ) vivono meno di 150 scimmie ed è circondato da un'area in forte degrado.  Nel Samunsam Wildlife Sanctuary che è un po' più grande ( circa 38 Kmq ) non si conosce esattamente la consistenza numerica.
                      Poi c'è la Riserva della foresta a mangrovie del Sarawak, per niente protetta perché addirittura vi è consentita la caccia.

                     Della nasica si conosce bene soltanto l'aspetto esteriore e sopratutto il grosso naso pendulo che caratterizza i maschi adulti, da cui deriva il nome della specie. Un'appendice decisamente scomoda che  costringe l'animale a scostarsela con la zampa quando vuole mangiare. Ma, naso a parte, di queste scimmie si sa veramente poco.
                      Il luogo migliore per osservarle è il fiume dove si danno convegno ogni sera per fare un gran baccano e poi ritirarsi a dormire sugli alberi.
      Nelle nasiche c'è una grande sproporzione tra naschio e femmina: lei una dozzina di chili e lui più del doppio. Ma quello che colpisce sopratutto, oltre il naso, è la dimensione della pancia. Il maschio sembra una femmina in avanzato stato di gravidanza a causa  della speciale dieta, tutta a base di cibi vegetali particolarmente indigesti che richiedono un lungo e  laborioso processo di fermentazione per cui lo stomaco non solo è insolitamente dilatato ma è anche suddiviso in scompartimenti sul tipo di quello dei ruminanti
Femmine e giovani con naso appuntito e piccolo
                       Di solito tra i primati ciascun branco possiede un territorio e si guarda bene dall'invadere quello altrui o lasciar invadere il proprio.Niente di simile tra le nasiche in cui molto spesso i branchi si incontrano e si fondono, al punto di ritrovo che è sempre il fiume. Già, perché la grande familiarità con l'acqua è un altro elemento di diversità, così come il loro pacifismo: - Non si può dire che tra loro ci siano veri e propri conflitti. - Forse meritano di essere studiate più a fondo; forse potremmo imparare da loro qualcosa di molto utile.
Coniugi in attenta osservazione














 

 

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  L'uccello che vive da insetto



                                          Il colibrì è poco più grande di una farfalla, deve guardarsi dai predatori di tutte le dimensioni, ragni compresi. Volando alla velocità del fulmine deve recuperare enormi quantità di carburante e consumare il meno possibile. Ed ecco allora mettere in atto le sue strategie:"costruirsi" il becco più adatto a suggere il nettare dai fiori, cadere in un letargo risparmia calorie, evitare gli attacchi alimentandosi in fretta, librato in aria.
    Detto anche uccello mosca, vola a settanta battiti d'ali al secondo. Il più piccolo misura sei centimetri, becco e coda compresi e pesa due grammi. Se ne conoscono circa trecento specie la maggior parte delle quali si trova nelle zone tropicali e subtropicali che vanno dal Messico all'Argentina. Una quindicina di specie nel Nordamerica, una delle quali giunge a nidificare fino in Alaska, durante l'estate, compiendo un incredibile viaggio migratorio, andando e tornando ogni anno dall'Alaska al Messico.
                   La particolarità più conosciuta è quella di poter volare a lungo anche sur place o addirittura all'indietro. Altra specializzazione per potersi adattare al particolare tipo di alimentazione è data dalla lingua allungata, con la punta bifida e "a spazzola" per meglio raccogliere nettare e polline, estroflessibile come quella dei picchi. Al pari di questi, cacciatori di larve nel legno, i colibrì hanno l'osso che sostiene la lingua allungato, elastico come fosse una molla, in grado di avvolgersi a riposo attorno alle ossa del cranio. Quando la lingua viene estroflessa ( come la spirotromba delle farfalle ) la molla si distende radida per poi riavvolgersi, cosparsa di una sostanza collosa, proprio come nei picchi, atta a catturare gli insetti nelle corolle e nei calici dei fiori.
                   Nonostante gli straordinari adattamenti, l'alto metabolismo necessario alla perdita di calore sempre molto elevata, non possono essere compensati dall'assunzione continua di cibo, per quanto energico possa essere, che avviene solo durante il giorno. Quando al calare della notte i fiori si chiudono per il colibrì è un bel problema.Che fare allora? I piccoli uccelli adottano la più semplice strategia di risparmio: se ne vanno in letargo riducendo tutte le attività corporee a livelli bassissimi.
                   Di notte quindi è possibile prendere i colibrì con le mani; sembrano morti ma lentamente ricominciano a vivere riscaldati dal calore della mano.

 

 

 

 

 

 

 

   I nostri polli -

           Solo in Italia ne esistono centinaia di razze, selezionate in base alle loro caratteristiche produttive. Ma, nonostante le differenze hanno un unico antenato, progenitore selvatico proveniente dall'India, Indocina e Indonesia.
                              


 Pochi conoscono la curiosa storia della BIANCA LIVORNESE.
 La gallina bianca livornese emigrò dalla sua terra d'origine, la Toscana, ed arrivò in America, dove fu bene accolta per la sua particolare prolificità.
   Quì venne selezionata e dette origine a nuove varietà molto produttive che furono poi esportate in tutto il mondo.
   Così dall'America se ne tornò anche in Italia ma con il nome assai più accattivante per gli italiani esterofili di "White Leghorn".
   Solo che in inglese White Lighorn significa pari pari "Bianca Livorno"!
          E' un po' la stessa storia dei jeans: Indumenti da lavoro confezionati con la robusta tela blu di Genova, il cui nome non è altro che la storpiatura dell'inglese Genoa.








Problemi di famiglia

 
KOALA -  Destinato all'estinzione - le foreste di eucalipto in Australia si stanno esaurendo
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                          Una madre ama e assiste la prole così come lo possiamo vedere in tutti gli animali perché, se così non fosse, molte specie, compresa la nostra, si sarebbero quasi sicuramente estinte.


           Le cure materne e la protezione sono indispensabili per uno sviluppo regolare tanto quanto il latte del seno. Spesso l'esistenza di un buon rapporto madre/figlio è più importante di tutto il resto. Una patologia, un difetto enzimatico o una cattiva alimentazione possono dare origine a malattie, ma sono fatti di minore gravità rispetto a una carenza affettiva o un maltrattamento subito in tenera età: Le malattie spesso si risolvono in breve tempo;le carenze affettive invece, possono creare effetti negativi molto gravi sul comportamento sociale del piccolo ( scimmia o bambino che sia ) che permangono per il resto della vita.
           L'etologia ( studio del comportamento ) dice che la maggior parte dei problemi da cui è afflitta la nostra società ( guerre, violenze, odi razziali ecc.. ) non derivano tanto  dagli squilibri tra nazioni tecnologicamente avanzate e nazioni regresse, quanto dal fatto che l'uomo moderno non riesce più a reprimere l'aggressività e in questo quadro il rapporto tra madre e figlio deve avere avuto un ruolo fondamentale.
           Le patologie possono manifestarsi con gravi maltrattamenti fino a provocare, talvolta, la morte del piccolo ( infanticidio ), proprio come nella razza umana ( non a caso condividiamo il 98% dei geni ). Ma le analogie non finiscono quì:- Quando nella coppia dei genitori c'è qualcosa che non funziona e ostacola il contatto, allora iniziano i maltrattamenti

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Dove è nato il WWF italiano                         

            A Castagneto Carducci, la  popolazione è tradizionalmente legata alla cultura venatoria e pochi sanno che il W.W.F. Italia è nato proprio quì, con il suo primo presidente Marchese Mario Incisa Della Rocchetta, istitutore della prima oasi italiana di protezione ambientale nel padule di Bolgheri già nel 1959.
             Ora non dico che a tale personaggio si intitolino vie o piazze come si è fatto con altri, ma almeno si riconoscano alla persona ( che riposa in umile tomba adiacente alla chiesina di Castiglioncello di Bolgheri ) i giusti meriti.
             Ma la politica è sempre stata sensibile più agli interessi dei gruppi di cui sopra che non alla protezione ambientale, fortunatamente consolidatasi negli anni grazie a quella famiglia che inoltre,  ha dato ulteriore lustro a questo territorio con uno dei vini più famosi e ricercati: il SASSICAIA.
             Meglio rileggersi in proposito ciò che diceva nel 1986 l'altrettanto famoso presidente Fulco Pratesi a proposito della tragica situazione della cultura ambientale presente in Italia:
- "Nell'anno 1966 per chi amava la natura e gli animali non c'era molto da stare allegri.

 La lince presente nell'arco alpino scompare
definitivamente agli inizi del 1900.
 La speculazione edilizia per le seconde case infuriava ovunque: la Costa Smeralda era già compromessa per metà e nel Parco Nazionale d'Abruzzo erano state appena costruite più di duecento villette.Il numero dei cacciatori era in aumento e gli animali selvatici continuavano a scomparire: l'uccisione di uno degli ultimi lupi fruttava un premio di 20.000 lire e si potevano ammazzare legalmente avvoltoi e aquile, lontre e gufi reali, gatti selvatici e capinere.La caccia era aperta fino al 14 Maggio. In quell'anno si estinse, come nidificante, il falco pescatore, nel '67 fu la volta dell'aquila di mare, nel '68 del daino di Sardegna, nel'65 morì l'ultimo grifone di Sicilia. Proprio allora si stavano prosciugando 18 mila ettari delle Valli di Comacchio.Non esisteva nemmeno un metro quadrati di oasi per uccelli e nessuno pensava a crearne. L'unica voce che si levasse contro gli scempi era quella di Italia Nostra che, dal 1956, operava nel campo della tutela del patrimonio storico artistico e naturale della nazione.
Nel 1965 era nata la Lega Contro la Distruzione Degli Uccelli, suscitando più il compatimento che il timore nell'esercito dei cacciatori italiani ( all'epoca 1 milione e 600.000 )".
                Così Pratesi riuscì comunque a mettere insieme un gruppo di personaggi di varia origine tutti accomunati dall'amore per la natura, e come primo presidente Mario Incisa Della Rocchetta, proprietario della famosa scuderia Dormello Olgiata e creatore della prima oasi di protezione privata.

cerimonia fondazione W.W.F. Italia.Alle spalle di Filippo di Edimburgo il presidente Mario Incisa Della Rocchetta




                                                 Oasi di Bolgheri

Ambienti da conservare

Fa parte della tenuta della Presidenza della Repubblica, a suo tempo donata dal presidente Cossiga ai ministeri Agricoltura e Ambiente nella speranza di garantire una migliore conservazione.


Un'avifauna ricca di specie abita San Rossore e tutto il comprensorio di Migliarino-Massaciuccoli, del resto non lontano dall'oasi di Bolgheri.
 Falco di padule
vedi sito ufficiale
      Rossore deriva da Lussorio.Un gladiatore fattosi cristiano che patì il martirio sotto Diocleziano.Di proprietà dei vescovi di Pisa, la tenuta passò nel 1604 ai Medici e verso la metà del '700 ai Lorena. Col regno d'Italia diventò parte della dotazione immobiliare dei Savoia. Tornò di proprietà demaniale nel 1948 e nove anni più tardi, sotto Gronchi, alla presidenza della Repubbli

          Gruccioni                                                                   Stormo di fischioni e alzavole


                              Ai tempi del re c'erano nel parco 68 dromedari.Pascolavano nei prati e ogni anno venivano tosati e la lana utilizzata per i materassi. A Pasqua i dipendenti si radunavano davanti alla palazzina reale e la regina distribuiva a tutti una scatola di legno con il suo ritratto e quello di Umberto.Dentro c'erano tre uova:uno dipinto di rosso, l'altro di bianco e il terzo di verde, la nostra bandiera. Durante l'ultima guerra i tedeschi  mangiarono tutti i dromedari e fecero saltare con la dinamite le tre ville reali.
                              Oggi dopo tante vicissitudini, il parco è molto più fruibile a tutti e a quanto mi risulta, sono stati riportati due dromedari.                      INFO



















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