Becchi e bastonati -
Su questa annosa polemica riferita ai nostri giovani che non si impegnano a cercare lavoro, è un continuo parlare a sproposito, con luoghi comuni e giudizi estremamente superficiali, per cui non posso esimermi dall' inserire una mia opinione, come al solito alternativa.Passi il fatto che i giovani di oggi ( intanto non si tratta della stessa fascia di ieri in quanto oggi si considerano anche quelli ben oltre i trent'anni ) godono ( per fortuna ) generalmente, di situazioni familiari che li aiutano a vivere, quando ci si contenta ovviamente di farlo con una certa umiltà, in maniera sufficientemente decorosa.
Non posso accettare invece la solita sequela di accuse che arriva frequentemente a definire il giovane nella precaria situazione suddetta, una persona che perde anche la propria dignità. Sì perché dovrebbe adattarsi a tutte le occasioni, a qualsiasi tipo di attività, anche se non rispondente per niente alle sue aspirazioni, ampiamente sottopagata e ovunque dislocata ( magari all'estero ).
Ebbene io dico che quì di vero e proprio sproloquio si tratta: Ma a cosa mirano questi, vogliono veramente pensare a difendere la dignità dei figli o a sgravarsi del peso che essi rappresentano mandandoli "fuori" a qualsiasi costo?
Certo è anche vero che ci sono situazioni familiari in cui quella è l'unica opzione disponibile ma non diciamo che laddove la famiglia può ancora supportare questo che comunque è un forte "gravame", il giovane a casa oltre i trent'anni perde la sua dignità: - Ai sostenitori di queste tesi bisogna dire che innanzitutto dovrebbero conoscere meglio il significato di quella parola, dignità appunto. Io dico che è proprio perché ai nostri giovani abbiamo insegnato che non dobbiamo perdere la nostra dignità assoggettandoci a fare cose che non ci piacciono o che vanno contro i nostri principi in nome di un misero guadagno che permette solo una parvenza di autonomia, non possiamo ora rivoltargli le carte in tavola.
Si perché lavorare "fuori" significa mettere in conto anche ( oltre ai sacrifici ) i costi di vitto e alloggio per cui si assiste al fenomeno di molta gente che per mantenersi al lavoro lontani da casa deve comunque ricorrere all'ausilio di una contribuzione familiare mensile:- E questo sarebbe l'essersi conquistati una posizione che garantisce la propria dignità? Al contrario, fare lavori malpagati ( per non dire farsi sfruttare ) magari al nero, con garanzie per la sicurezza sul lavoro, sui contributi pensionistici e sulla salute personale di cui non voglio nemmeno parlare, sacrificandosi perché essere lontani dal proprio ambiente familiare comunque pesa, e dover poi ricorrere al contributo familiare, questo si, è penoso e avvilente per l'essere umano ( e non parlerei di dignità ), una resa incondizionata a cui molti non si sentono di dover cedere.
Non dico dunque che non dobbiamo spronarli a cercare o magari crearsi quel lavoro che possa essere l'opportunità di sostentamento per la realizzazione della loro vita e di una loro famiglia, ma comunque a questa fascia di giovani "in crisi" dobbiamo almeno portare rispetto: cerchiamo di non farli sentire appunto "becchi e bastonati".
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