Una piccolissima differenza
Una scimmia che ha fatto carriera fino a conquistare ogni angolo del pianeta, ma che ora rischia di estinguersi perché una feroce concorrenza si è scatenata tra i diversi gruppi della sua stessa specie. Questo siamo noi, uomini moderni: se in diecimila anni non siamo sostanzialmente cambiati dal punto di vista biologico, in compenso abbiamo stravolto il nostro ambiente naturale e culturale.Oggi viviamo in uno squilibrio pericoloso che ci ha fatti entrare di diritto nelle " specie animali ad alto rischio di estinzione ", pur essendo la specie animale che ha avuto il maggior successo.
Come mai? Il segreto è stato, in ogni epoca, la nostra grande capacità di adattamento.
Da quando l'uomo, un milione di anni fa ha lasciato l'Africa per conquistare gli altri continenti, ha dovuto affrontare nuovi ambienti e adeguarsi via via, a situazioni sempre diverse. In questo modo il suo cervello si è sviluppato dai 700 centimetri cubi di homo abilis fino ai 1350 di Homo sapiens sapiens cioè noi. Una capacità cranica che non è paragonabile a quella di nessun altro animale e che ci rende infatti assolutamente unici.
DNA in comune
Dal punto di vista delle sequenze genetiche la differenza tra l'uomo e lo scimpanzé è di poco superiore all'1 per cento.L'affinità è tale che per esempio i gruppi sanguigni sono identici e che, come è già accaduto, si possono fare anche trapianti d'organi da scimpanzé a uomo e viceversa. Dal punto di vista biologico siamo infatti compatibili con uno scimpanzé quanto lo siamo con un altro uomo. Non altrettanto si può dire dei nostri rapporti con un altro primate, il gibbone, rispetto al quale le differenze nel DNA salgono al 20 per cento; ciò significa che partendo da un antenato comune uomini e scimmie si sono divisi successivamente in rami evolutivi diversi, e che la separazione da noi è avvenuta per il gibbone in tempi più antichi rispetto allo scimpanzé.I genetisti parlano di "orologio molecolare": Un certo numero di differenze tra individui simili corrisponde ad un certo intervallo di tempo. Con questo sistema, andando a ritroso nel tempo, si è stabilito per esempio che il primo ominide sarebbe comparso sei milioni di anni fa, Per il momento non ci sono tuttavia riscontri fossili che lo confermino.
Teoria superata ---------- In realtà le teorie sopra esposte riguardo ad una possibile interpretazione temporale delle numerose variazioni genetiche che portano al primo ominide, sono state riviste e corrette alla luce dei sostanziali cambiamenti apportati all'originario darwinismo, cambiamenti che proprio il continuo e costante progresso nello studio della genetica ha oggi permesso di introdurre nella teoria dell'evoluzione delle specie. In sostanza stabilire un tempo ( sei milioni di anni ) in base al numero di variazioni genetiche riscontrate è del tutto arbitrario: - Le variazioni ( che sono semplici errori di trascrizione dei dati da parte dei geni ) sono risultate del tutto casuali e non quantificabili nel tempo; esse cioè, possono avvenire in tempi lunghissimi come concentrarsi in tempi relativamente brevi, essere frequenti ma di rilevanza quasi nulla sul corpo costruito ( fenotipo ), oppure assai rare ma di tale entità che si generano caratteristiche del tutto nuove. Quando esse sono poi rispondenti alle particolari esigenze ambientali ( ma per puro caso, è sfatata la vecchia concezione di un ambiente che agisce per indirizzare su una certa strada ) anche l'ambiente entra in gioco, favorendo la riproduzione di coloro che ne sono dotati.
Certamente sconvolgimenti ambientali di livello planetario come glaciazioni o il tanto discusso Evento K-T ( impatto con il mega asteroide ), hanno concentrato e favorito periodi di grande rimescolamento genico
L'estinzione di massa del Cretaceo-Paleocene, detta anche estinzione di massa del Cretaceo (o evento K-T), è una drammatica riduzione nel numero delle specie viventi sulla Terra, avvenuta circa 65,95 milioni di anni fa, ritenuta una delle maggiori estinzioni faunistiche verificatesi durante il Fanerozoico, che portò alla scomparsa di circa il 70% delle specie marine esistenti e delle specie continentali.
La conquista della posizione eretta.
La prima testimonianza di ominide dal punto di vista paleontologico risale a circa 4 milioni di anni fa: Si tratta delle prime impronte di un individuo che cammina in posizione eretta, caratteristica esclusiva dell'uomo, ritrovate a Laetoli ( Tanzania ). La posizione eretta comporta, rispetto agli antenati, una modificazione scheletrica a livello del cinto pelvico: Mentre infatti nelle scimmie antropomorfe gli ilei ( ossa dell'anca ) sono molto allungati e stretti, nell'uomo sono corti e svasati; e la cavità del bacino pelvico delimita uno spazio più ampio e funzionale al parto di un neonato provvisto di un voluminoso cervello. Questa differenziazione potrebbe essere avvenuta in seguito ad un grande cambiamento climatico che avrebbe portato alla distruzione delle foreste e alla discesa del primo ominide dall'albero, per affrontare la savana alla ricerca di cibo.
Parola di uomo.
Su un punto non ci sono dubbi: il nostro cervello è in assoluto il più grande e possiede funzioni eclusive come la comunicazione basata su un linguaggio concettuale, attività che esige precise condizioni anatomiche come le aree di Broca e di Wernicke, delicati meccanismi neuronali che consentono di avere il concetto della parola e di trasmetterlo. Negli altri animali invece i suoni emessi corrispondono per lo più a stati emozionali e non a concetti. Anche gli scimpanzé sono in grado di stabilire una comunicazione simile alla nostra perché possiedono la medesima logica linguistica ma non possiedono le strutture nervose necessarie alla formulazione del linguaggio. Gli scimpanzé possono essere considerati in un certo senso, dei sordomuti.Negli Stati Uniti i coniugi Gardner già nel 1966 riuscirono ad insegnare ad uno scimpanzé i segni dell'alfabeto dei sordomuti. Se poi questi animali non hanno sviluppato la vocalizzazione è probabilmente perché nel loro habitat non conviene averla: nella foresta, per chi vive sul terreno e non sugli alberi è meglio essere silenziosi per non rivelare la propria presenza ai predatori.
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