LA MEDICINA HA FATTO COSI' TANTI PROGRESSI
CHE ORMAI PIU' NESSUNO E' SANO Aldous Huxley, autore de “Il Mondo Nuovo”
La méta della moderna " Industria medica "
Chiariamo subito che cosa intendo per "industria medica":
Oggi siamo abituati a parlare di "industria farmaceutica" - ; nessuno ricorda più che sono esistiti tempi ( e nemmeno tanto lontani ) in cui la stragrande maggioranza dei farmaci venivano venduti "sciolti" ( su quantità richiesta ) e addirittura preparati sul momento dal farmacista che disponeva di un vero e proprio laboratorio chimico e di una miriade di sostanze di base ( quasi tutte naturali ) per la loro preparazione. Oggi i vasi e vasetti contenitori in ceramica pitturata a mano, rimangono in poche farmacie solo come oggetto da esposizione, per decorazione e abbellimento dei locali e anche l'approfondita conoscenza della chimica, allora indispensabile per quell'attività, è rimasta solo come teoria richiesta in qualche esame universitario mentre la pratica ha fatto la fine dei contenitori di cui sopra. Certamente quando ogni farmaco è prodotto a livello industriale, perfettamente sigillato e perfettamente calcolato nelle sue quantità e dosaggi dei componenti, perché mai il farmacista dovrebbe arrischiarsi a fare una "mistura" di propria mano? Sarebbe messo "all'indice" in primis dagli stessi clienti e poi dai produttori che commerciano gli stessi rimedi utilizzando in larga scala la chimica di sintesi. Cosa voglio dire con questo, che la chimica di sintesi non è valida e dovrebbero essere usati solo prodotti naturali? No di certo. I farmaci di sintesi hanno una possibilità teoricamente infinita di sviluppo positivo nella cura delle malattie ma, tenuto conto che vengono sintetizzate circa diecimila nuove sostanze l'anno ( non solo per uso farmaceutico ) il loro impatto a lungo termine sul corpo umano dovrebbe seriamente e a lungo essere testato, e questa è tutta un'altra storia.
L'espansione è la prima regola dell'industria e quì di industria stiamo parlando: La chimica industriale, agricola, alimentare e farmaceutica, sono i migliori esempi. Una multinazionale non può smettere di espandersi, di produrre sempre di più, e deve presentare conti in attivo, grafici in ascesa e aumentati profitti ai suoi azionisti. Non c’è nulla di sbagliato nell’aumentare la produzione quando si tratta di prodotti che sono utili e benefici, se tale produzione avviene nel rispetto dei diritti umani e degli altri esseri viventi, ma è criminale quando i prodotti sono veleni, o sostanze che mettono a repentaglio la vita stessa di coloro che in buona fede vi si affidano.
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L'affare del secolo: l'industria chimica si allea con quella farmaceutica.
Non crediate di trovare documenti o piani di ricerca ufficializzati che lo possano provare, non sono tanto sprovveduti: hanno dalla loro parte un potere finanziario smisurato e con ciò hanno facilmente "colonizzato" il potere politico, mentre quello giudiziario sta esattamente in mezzo, cosicché, fate un po' voi. La "santa alleanza" è un dato di fatto, in essere da molti anni: un braccio produce la sostanza " magica " capace di infettare tutti in un modo o nell'altro; l'altro braccio provvede alla "cura" in modo che la malattia ormai dilagata, non sia più nemmeno considerata una vera e propria malattia poiché con essa possiamo convivere tranquillamente, tenendola solo "sotto controllo", molto tranquillamente fino alla morte, morte che sopravverrà inesorabilmente ( generalmente ) dopo vari anni. Ma cè un terzo braccio: è come ho detto, quello politico istituzionale, il quale permette o più spesso favorisce che la sostanza magica venga diffusa dovunque, in tutti i modi e in tutti i sistemi biologici in modo che nessuno possa più sottrarsi al contatto o all'ingestione.Beh io, questa "santa alleanza" la chiamo associazione a delinquere , associazione che se ne strafotte di mafia ndrangheta e camorra, quelle sono solo associazioni effimere, destinate ad essere perseguite mentre quì stiamo parlando di "un progetto" che è destinato a durare nel millennio senza essere perseguito, anzi, generalmente omaggiato, ringraziato e in parte anche finanziato.
Vogliamo essere più chiari? La sostanza magica di cui parlo è l'insieme di veleni che sappiamo essere cancerogeni e teratogeni, ( cioè producono malformazioni del feto ) che l'industria chimica immette nell'ambiente ( primo braccio ) essenzialmente tramite l'agricoltura, con il compiacimento delle istituzioni. La "cura" che il secondo braccio invece ci somministrerà è la ormai conosciutissima chemioterapia, cura che ci assisterà e "allieterà" per tutta la vita rimanente, facendoci allungare l'agonia quanto più a lungo possibile poiché c'è un intero mondo che vive e prospera su questa new economy. Se poi questa vita sarà generalmente di pochi anni, magari in atroci sofferenze, poco importa, perché è tutto tempo sottratto al killer che si chiama cancro ma di cui non dobbiamo più avere paura:- Avete notato che ormai nessuno parla più di cancro ma solo di tumore? ( i comunissimi nei della pelle sono innocui tumori benigni ). Anche tecnicamente nessuno vi dirà più che avete un cancro, magari col suo nome specifico perché ogni tipo ha una sua precisa denominazione, ma solo che c'è una neoplasia, che potrà in ogni caso essere curata e, state tranquilli, sarà cronicizzata: dovete solo imparare a "conviverci" così andrete avanti ancora per anni (quanti?) facendo una vita "quasi" normale con le nuove chemioterapie che la "scienza", passatemi la parola, sta continuamente migliorando e rendendo efficaci.
Ma allora che fare di fronte ad una situazione così drammatica?
Intanto occorre partire dall'informazione
verso tutte le categorie di persone, dagli agricoltori che sono i primi utenti, agli operai e lavoratori che ne vengono a contatto ( spesso
direttamente ) fino a noi utenti finali che ormai introduciamo nel
nostro corpo, con la normale alimentazione, una bella miscela di tali
prodotti procurando così un "effetto cocktail": sarà interessante quindi sapere che molti sono gli studi presentati sugli effetti di una singola sostanza ( e già quì è da discutere molto sul come essi vengano presentati, e da chi sono eseguiti) ma nessuna ricerca a tutt'oggi risulta conosciuta sull'effetto cocktail, anche se tutti concordano nel dire che sembra ovvio che i rischi debbano essere una sommatoria di tutte le varie sostanze con cui si viene in un modo o nell'altro a contatto.
E vediamo chi sono:
I CAVALIERI DELL'APOCALISSE
Riporto di seguito le descrizioni e note informative che tutti potete trovare sui vari siti specializzati ricercando "pesticidi in agricoltura":
MALATIONE il malathion, o malatione, è una sostanza usata in molti campi, non solo in agricoltura, ma anche per le disinfestazioni domestiche e per combattere i pidocchi. Su questo agente ci sono ricerche con risultati contrastanti: alcune ricerche hanno evidenziato però un suo legame con casi di linfoma non-Hodgkin sia in Canada, che negli Stati Uniti e in Svezia.
È un insetticida e acaricida organofosfato, la sua tossicità in ambienti aperti è classificata come bassa, ma quando si degrada si trasforma in malaossone, una sostanza 60 volte più tossica del malatione.
DIAZINONE
La seconda sostanza messa “all’indice” è il diazinon, o diazinone, un insetticida organofosfato sintetizzato nel 1952 dalla Ciba-Geigy, azienda chimica svizzera diventata poi il colosso Novartis. Il suo uso come insetticida domestico contro blatte, formiche e pulci è stato vietato nel 2004. Viene però ancora utilizzato in agricoltura.
Anche il diazinone è stato associato da diversi studi all’aumento del rischio per il linfoma non-Hodgkin e per il cancro ai polmoni. Malgrado le prove che corroborano i risultati siano limitate la IARC l’ha inserito nella lista soprattutto per i test sull’alterazione cromosomica e del DNA condotti su cavie da laboratorio.
IL DIMETOATO - meglio conosciuto come ROGOR
Se ci riferiamo all'olio, ogni fitofarmaco presenta un fattore di concentrazione peculiare che dipende dalle caratteristico chimico fisiche della molecola sia dal livello di concentrazione nel frutto alla raccolta. Eccezion fatta per il dimetoato,di cui il 20% della concetrazione nel frutto viene poi a ritrovarsi nell'olio, la maggior parte dei pesticidi è lipofila per cui tendono a concentrarsi nell'olio, mediamente di un fattore 3.
Da notare che il lavaggio in frantoio non sempre determina un abbassamento della concentrazione del fitofarmaco. Il lavaggio, infatti, può portar via solo la parte di presidio fitosanitario che è depositato esternamente, sulle cere e sulla polvere eventualmente presente sulla superficie del frutto. Nel caso di molecole lipofile queste hanno tutte una capacità di penetrare la cuticola, di fatto rendendo ininfluente il lavaggio.
E' importante sottolineare che, una volta nell'olio, i principi attivi generalmente subiscono solo lievissime degradazioni, addirittura alcuna degradazione, come nel caso del dimetoato, fino a 240 giorni. L'occasione della lotta alla Xylella dell'olivo in Puglia è stata subito sfruttata dal ministro Martina che ha inserito la lista degli insetticidi da usare di “default”, insieme all’acetamiprid e al dimetoato. I primi due, sempre secondo EFSA, hanno effetti dannosi sul sistema neurologico dei feti, che si forma nei primi mesi della gravidanza, mentre il terzo, il dimetoato è cancerogeno per l’uomo. Altre sostanze chimiche imposte dal decreto Martina, come per esempio il brufezin, un fungicida, sono altamente tossiche per l’ambiente, per gli animali e per l’uomo.
Il dimetoato è il famigerato “Rogor”, venduto ai contadini salentini come “la medicina”: uccide non solo le api e tutti gli insetti in maniera indistinta, ma ha effetti cancerogeni provati da diverse ricerche scientifiche.
E' scritto su Xylella report e lo trovate anche sul documentario.
Ma per i poveri contadini, soprattutto quelli che si affidano al passaparola del venditore di concimi del proprio paese, quella è “la medicina”, che in buona fede usano per uccidere gli insetti.
GLIFOSATO -
il glifosato è un’erbicida “totale”, cioè non selettivo, il cui brevetto è rimasto nelle mani della Monsanto fino al 2001. È presente in 750 ( dicasi settecentocinquanta ) diversi prodotti usati sia in agricoltura che nelle operazioni di disinfestazione urbana e domestica.
La vicenda del glifosfato è complessa: nel 1985 è stato classificato come probabile agente cancerogeno dall’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente (US EPA) e poi escluso dalla lista dallo stesso organismo. Anche il glifosfato è stato collegato al linfoma non-Hodgkin, in ricerche americane, canadesi e svedesi, nel 2001: inoltre, anche in questo caso, prove in laboratorio hanno dimostrato la sua capacità di alterare DNA e corredo cromosomico.
- Argomenti di prossima implementazione:
I "TRATTAMENTI" SULLA VITE
I "TRATTAMENTI" SULLA FRUTTA
ETICHETTA "BIO" : UNA TRUFFA AUTORIZZATA
I MIEI CONSIGLI: COME LIMITARE ALMENO I PERICOLI CONOSCIUTI
Seguimi sulla pagina Cancro e "medicina" moderna
vedi OLIO DI OLIVA: Un dono della natura o un infido veleno?
Dal blog Lavoro e Salute : rapporto dell'oncologa Patrizia Gentilini al congresso di medicina del 2015 a Firenze Pesticidi: Pericoli rischi e costi per danni alla salute umana
vedi anche TOSSICITA' DEI FITOFARMACI
Selezione delle notizie più recenti e interessanti in materia di pericolo agroalimentare dalla rivista IL SALVAGENTE , TEATRO NATURALE ed altre di rilievo anche internazionale:
Glifosato e Clorpirifos
dentro di noi: lo studio che svela la
contaminazione
dentro di noi: lo studio che svela la
contaminazione
Clorpirifos in eccesso (oltre le soglie di salvaguardia) e glifosato sempre presente (seppur entro
i limiti) nell’organismo di una famiglia di 4 agricoltori reggiani. Sono questi i risultati dello screening
promosso da Isde-Medici per l’ambiente e condotto da Mario Franzini, Olinto Bonori e Giulia Nasi
per l’Associazione prevenzione tumori Onlus di Guastalla “Screening RE.P.-CO.B.RA – Residui
di pesticidi nei coltivatori della Bassa Reggiana”. Lo studio, come spiega il sito di Cambia la terra,
la campagna promossa da Federbio per dire “No ai pesticidi. Sì al biologico” – che si è svolto nel 2018
e ha coinvolto per alcuni mesi una famiglia di agricoltori – padre, madre e due figlie – che coltiva un
frutteto ad alta densità di circa 7 ettari nella provincia di Reggio Emilia, monitorandone il livello di
esposizione ad alcuni pesticidi.
i limiti) nell’organismo di una famiglia di 4 agricoltori reggiani. Sono questi i risultati dello screening
promosso da Isde-Medici per l’ambiente e condotto da Mario Franzini, Olinto Bonori e Giulia Nasi
per l’Associazione prevenzione tumori Onlus di Guastalla “Screening RE.P.-CO.B.RA – Residui
di pesticidi nei coltivatori della Bassa Reggiana”. Lo studio, come spiega il sito di Cambia la terra,
la campagna promossa da Federbio per dire “No ai pesticidi. Sì al biologico” – che si è svolto nel 2018
e ha coinvolto per alcuni mesi una famiglia di agricoltori – padre, madre e due figlie – che coltiva un
frutteto ad alta densità di circa 7 ettari nella provincia di Reggio Emilia, monitorandone il livello di
esposizione ad alcuni pesticidi.
Le analisi (prima e dopo) i trattamenti
Nello specifico, come spiega Cambia la terra, “ogni componente della famiglia è stato sottoposto a
screening: un primo dato è stato raccolto prima dell’inizio dei trattamenti con pesticidi nel
frutteto, allo scopo di determinare l’eventuale presenza di residui di pesticidi nelle urine in assenza
di esposizione recente. In seguito, in occasione di ogni trattamento, sono stati prelevati campioni di
urina da ciascun componente della famiglia, sia prima che dopo il trattamento e a distanza di 12
e 24 ore“.I fitosanitari monitorati nelle urine del campione sono stati cinque: tre insetticidi
(imidachloprid, chlorpyrifos, permetrina) e due diserbanti (Mcpa e glifosato). Inoltre per
imidachloprid, chlorpyrifos e piretroidi sono stati ricercati anche i metaboliti, ovvero le sostanze
che degradano dalla molecola principale. Ricordiamo che il clorpirifos e il clorpirifos metile sono
stati messi al bando da un recente voto europeo e non potranno più essere usati a partire dai
prossimi giorni con l’inizio del 2020. In particolare è da evidenzaiare che il clorpirifos è un’insetticida
molto utilizzato in Italia sia nelle colture degli agrumi sia in quello delle pere proprio in
Emilia-Romagna.
screening: un primo dato è stato raccolto prima dell’inizio dei trattamenti con pesticidi nel
frutteto, allo scopo di determinare l’eventuale presenza di residui di pesticidi nelle urine in assenza
di esposizione recente. In seguito, in occasione di ogni trattamento, sono stati prelevati campioni di
urina da ciascun componente della famiglia, sia prima che dopo il trattamento e a distanza di 12
e 24 ore“.I fitosanitari monitorati nelle urine del campione sono stati cinque: tre insetticidi
(imidachloprid, chlorpyrifos, permetrina) e due diserbanti (Mcpa e glifosato). Inoltre per
imidachloprid, chlorpyrifos e piretroidi sono stati ricercati anche i metaboliti, ovvero le sostanze
che degradano dalla molecola principale. Ricordiamo che il clorpirifos e il clorpirifos metile sono
stati messi al bando da un recente voto europeo e non potranno più essere usati a partire dai
prossimi giorni con l’inizio del 2020. In particolare è da evidenzaiare che il clorpirifos è un’insetticida
molto utilizzato in Italia sia nelle colture degli agrumi sia in quello delle pere proprio in
Emilia-Romagna.
I risultati della contaminazione
“Il dato più rilevante e inaspettato emerso dallo screening – scrive ancora Cambia la terra – riguarda
il tricloridrossipiridinolo, principale metabolita del chlorpyrifos. Nel capofamiglia – peraltro l’unico
a eseguire trattamenti nel frutteto – la concentrazione del Tcpyr è stata rilevata a livelli molto elevati e
persistenti nel tempo, mentre è risultata nei limiti negli altri componenti. In occasione del secondo
trattamento con chlorpyrifos del luglio 2018, le concentrazioni del Tcpyr nel capofamiglia sono risultate
particolarmente elevate: 164,2 μg/L a distanza di 12 ore, circa 14 volte il valore limite fissato a
11,3 μg/L. Le concentrazioni sono rimaste significative per un’intera settimana. Anche a controlli
successivi sono risultati livelli elevati di tcpyr: a distanza di un mese dall’ultimo trattamento avvenuto
a luglio si è riscontrata una concentrazione di 57,3 μg/L . Oltre quattro mesi dopo – a dicembre –
era presente un valore doppio (22 μg/9L) rispetto al limite“.Meno marcata la contaminazione da
glifosato seppur prensente nell’organismo dei componenti della famiglia osservata: la concentrazione
del famigerato erbicida considerato probabilmente cancerogeno è risultata per tutti i componenti della
famiglia entro i limiti, anche se il padre ha evidenziato valori comunque superiori tra quelli del
nucleo di appartenenza.
il tricloridrossipiridinolo, principale metabolita del chlorpyrifos. Nel capofamiglia – peraltro l’unico
a eseguire trattamenti nel frutteto – la concentrazione del Tcpyr è stata rilevata a livelli molto elevati e
persistenti nel tempo, mentre è risultata nei limiti negli altri componenti. In occasione del secondo
trattamento con chlorpyrifos del luglio 2018, le concentrazioni del Tcpyr nel capofamiglia sono risultate
particolarmente elevate: 164,2 μg/L a distanza di 12 ore, circa 14 volte il valore limite fissato a
11,3 μg/L. Le concentrazioni sono rimaste significative per un’intera settimana. Anche a controlli
successivi sono risultati livelli elevati di tcpyr: a distanza di un mese dall’ultimo trattamento avvenuto
a luglio si è riscontrata una concentrazione di 57,3 μg/L . Oltre quattro mesi dopo – a dicembre –
era presente un valore doppio (22 μg/9L) rispetto al limite“.Meno marcata la contaminazione da
glifosato seppur prensente nell’organismo dei componenti della famiglia osservata: la concentrazione
del famigerato erbicida considerato probabilmente cancerogeno è risultata per tutti i componenti della
famiglia entro i limiti, anche se il padre ha evidenziato valori comunque superiori tra quelli del
nucleo di appartenenza.
“Patologie correlate al chlorpyrifos”
La ricerca che naturalmente non vuole avere un valore scientifico è sicuramente un interessante
spunto di riflessione che mette in evidenza l’esposizione professionale e non solo ai trattamenti
fitosanitari. Secondo gli autori servirebbe sensibilizzare gli agricoltori e prevedere un protocollo
di esami analitici e di controlli periodici per prevenire le malattie correlate con l’uso dei pesticidi. “Nel
caso specifico di questa indagine – conclude Cambiamo la terra – proprio all’utilizzo del chlorpyrifos
potrebbero infatti essere collegate due patologie presenti nel capofamiglia: la degenerazione
maculare della retina e l’artrite reumatoide. Malattie che, secondo numerosi studi scientifici, sono
correlate con l’uso di pesticidi organofosforici, erbicidi e fungicidi”.
spunto di riflessione che mette in evidenza l’esposizione professionale e non solo ai trattamenti
fitosanitari. Secondo gli autori servirebbe sensibilizzare gli agricoltori e prevedere un protocollo
di esami analitici e di controlli periodici per prevenire le malattie correlate con l’uso dei pesticidi. “Nel
caso specifico di questa indagine – conclude Cambiamo la terra – proprio all’utilizzo del chlorpyrifos
potrebbero infatti essere collegate due patologie presenti nel capofamiglia: la degenerazione
maculare della retina e l’artrite reumatoide. Malattie che, secondo numerosi studi scientifici, sono
correlate con l’uso di pesticidi organofosforici, erbicidi e fungicidi”.
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La denuncia di Pan Europe:
l’Ue ha autorizzato oltre 100 pesticidi che alterano
il sistema ormonale
Dal 2011 ad oggi, l’Unione europea ha approvato l’uso di oltre 100 pesticidi,
dando loro in genere licenze di 10 anni, senza testarne l’impatto sul sistema ormonale umano,
nonostante l’obbligo di farlo. E’ quanto ha messo in evidenza l’ultimo rapporto di Pan-Europe che
ha preso in esame 33 pesticidi approvati dall’Ue scoprendo che 31 hanno ottenuto una licenza senza
alcun test scientifico per verificare se hanno causato danni al sistema endocrino umano
( qui il report con tutti i pesticidi presi in considerazione). Le nostre analisi hanno riscontrato la
presenza di alcuni di essi in altrettanti prodotti.Ad esempio il Difenoconazole, il Fluopyram e il
Methoxyfenozide sono stati trovati su alcuni campioni di pomodori freschi mentre il Trifloxystrobin
sulle zucchine. Tra i pesticidi autorizzati dall’Ue senza la verifica sul loro potenziale di interferente
endocrino c’è anche il Clorpirifos, da qualche giorno messo al bando dall’unione europea (e che noi
abbiamo trovato su uva e in alcuni campioni di birra), il controverso Glifosato e il Bentazone che è
compreso tra i pesticidi che la Coop ha messo al bando dalle proprie produzioni.Dal 2009 l’Unione
europea è l’unico mercato al mondo che vieta i pesticidi che causano l’interruzione del sistema
endocrino (regolamento sui pesticidi 2009, entrato in vigore nel 2011). Questi prodotti chimici
(i cosiddetti ED), che interferiscono con il sistema ormonale, possono causare una vasta gamma
di malattie tra cui il carcinoma mammario e quello prostatico, diabete e possono avere gravi effetti
sullo sviluppo del sistema nervoso bambini. In effetti, la ricerca scientifica ha dimostrato che gli esseri
umani sono particolarmente sensibili alle sostanze che alterano il sistema endocrino durante le prime
fasi della vita, rendendo le donne in gravidanza, i neonati e i bambini le più vulnerabili.Da quando il
regolamento è stato approvato nel 2009, i pesticidi che alterano il sistema endocrino sono stati vietati
nell’Ue. Nel 2012 l’Ocse ha concordato una serie di test scientifici che l’Ue avrebbe dovuto utilizzare.
Inoltre, nel giugno 2018, l’Ue ha adottato nuovi orientamenti che stabiliscono esplicitamente tutte le
informazioni necessarie per consentire alla Commissione di giungere a un giudizio sul fatto che
un pesticida sia un interferente endocrino o se sia sicuro da usare.Il nuovo rapporto di
Pesticide Action Network Europe (PAN) mostra che nella stragrande maggioranza dei casi
esaminati, la Commissione ha ignorato queste regole. Invece di testare i pesticidi come richiesto,
l’esecutivo europeo ha semplicemente chiesto ai produttori di fornire “informazioni” sul loro pesticida.
In 12 dei casi esaminati, le aziende hanno affermato di poter fornire queste prove solo in un secondo
momento e comunque dopo l’autorizzazione mentre in 10 casi, i produttori non si sono nemmeno
preoccupati di presentare le informazioni richieste, per non parlare dei test specifici per l’ED.
Tuttavia il loro pesticida ha concluso l’iter di approvazione in maniera positiva.
dando loro in genere licenze di 10 anni, senza testarne l’impatto sul sistema ormonale umano,
nonostante l’obbligo di farlo. E’ quanto ha messo in evidenza l’ultimo rapporto di Pan-Europe che
ha preso in esame 33 pesticidi approvati dall’Ue scoprendo che 31 hanno ottenuto una licenza senza
alcun test scientifico per verificare se hanno causato danni al sistema endocrino umano
( qui il report con tutti i pesticidi presi in considerazione). Le nostre analisi hanno riscontrato la
presenza di alcuni di essi in altrettanti prodotti.Ad esempio il Difenoconazole, il Fluopyram e il
Methoxyfenozide sono stati trovati su alcuni campioni di pomodori freschi mentre il Trifloxystrobin
sulle zucchine. Tra i pesticidi autorizzati dall’Ue senza la verifica sul loro potenziale di interferente
endocrino c’è anche il Clorpirifos, da qualche giorno messo al bando dall’unione europea (e che noi
abbiamo trovato su uva e in alcuni campioni di birra), il controverso Glifosato e il Bentazone che è
compreso tra i pesticidi che la Coop ha messo al bando dalle proprie produzioni.Dal 2009 l’Unione
europea è l’unico mercato al mondo che vieta i pesticidi che causano l’interruzione del sistema
endocrino (regolamento sui pesticidi 2009, entrato in vigore nel 2011). Questi prodotti chimici
(i cosiddetti ED), che interferiscono con il sistema ormonale, possono causare una vasta gamma
di malattie tra cui il carcinoma mammario e quello prostatico, diabete e possono avere gravi effetti
sullo sviluppo del sistema nervoso bambini. In effetti, la ricerca scientifica ha dimostrato che gli esseri
umani sono particolarmente sensibili alle sostanze che alterano il sistema endocrino durante le prime
fasi della vita, rendendo le donne in gravidanza, i neonati e i bambini le più vulnerabili.Da quando il
regolamento è stato approvato nel 2009, i pesticidi che alterano il sistema endocrino sono stati vietati
nell’Ue. Nel 2012 l’Ocse ha concordato una serie di test scientifici che l’Ue avrebbe dovuto utilizzare.
Inoltre, nel giugno 2018, l’Ue ha adottato nuovi orientamenti che stabiliscono esplicitamente tutte le
informazioni necessarie per consentire alla Commissione di giungere a un giudizio sul fatto che
un pesticida sia un interferente endocrino o se sia sicuro da usare.Il nuovo rapporto di
Pesticide Action Network Europe (PAN) mostra che nella stragrande maggioranza dei casi
esaminati, la Commissione ha ignorato queste regole. Invece di testare i pesticidi come richiesto,
l’esecutivo europeo ha semplicemente chiesto ai produttori di fornire “informazioni” sul loro pesticida.
In 12 dei casi esaminati, le aziende hanno affermato di poter fornire queste prove solo in un secondo
momento e comunque dopo l’autorizzazione mentre in 10 casi, i produttori non si sono nemmeno
preoccupati di presentare le informazioni richieste, per non parlare dei test specifici per l’ED.
Tuttavia il loro pesticida ha concluso l’iter di approvazione in maniera positiva.
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Il Messico rimanda indietro 1.000 tonnellate
di glifosato: “È pericoloso”
Il governo messicano afferma che non consentirà una spedizione di 1.000 tonnellate di glifosato nel
paese, preoccupato per la salute e l’ambiente come rende noto l’agenzia Associated press.Il Messico
è solo l’ultimo di una serie di paesi ad annunciare i divieti sul glifosato, il principio attivo del diserbante
Roundup.Il dipartimento per l’ambiente di Città del Messico ha dichiarato di aver negato il permesso di
importare il glifosato, presumibilmente per uso agricolo e ha affermato che “il glifosato rappresenta un
rischio ambientale elevato, data la presunzione credibile che il suo uso possa causare gravi danni
ambientali e danni irreversibili alla salute”.In precedenza, la Thailandia aveva annunciato divieti o
eliminazioni graduali del glifosato entrando in rotta di collisione con l’amministrazione Trump. In Europa
ci sono paesi che lo hanno già fatto (come l’Austria) ed altri (come Francia e Germania) che hanno
deciso di vietarlo dal 2023.
paese, preoccupato per la salute e l’ambiente come rende noto l’agenzia Associated press.Il Messico
è solo l’ultimo di una serie di paesi ad annunciare i divieti sul glifosato, il principio attivo del diserbante
Roundup.Il dipartimento per l’ambiente di Città del Messico ha dichiarato di aver negato il permesso di
importare il glifosato, presumibilmente per uso agricolo e ha affermato che “il glifosato rappresenta un
rischio ambientale elevato, data la presunzione credibile che il suo uso possa causare gravi danni
ambientali e danni irreversibili alla salute”.In precedenza, la Thailandia aveva annunciato divieti o
eliminazioni graduali del glifosato entrando in rotta di collisione con l’amministrazione Trump. In Europa
ci sono paesi che lo hanno già fatto (come l’Austria) ed altri (come Francia e Germania) che hanno
deciso di vietarlo dal 2023.
Brasile, sospesa l’autorizzazione di 63
pesticidi tossici
Il Tribunale federale di Ceará, uno stato nel nord-est del Brasile, ha sospeso la registrazione di 63
pesticidi effettuata dal ministero dell’Agricoltura a settembre scorso. La decisione non è definitiva
dal momento che il governo ha già fatto sapere di essere pronta al ricorso.La richiesta è stata
presentata attraverso un’azione popolare presentata dal deputato federale Célio Studart (PV-CE).
Tra i prodotti più controversi registrati a settembre ci sono quelli a base di sulfoxaflor, che è stato
correlato alla riduzione degli sciami di api. Gli altri prodotti per i quali il tribunale ha sospeso
l’autorizzazione sono i principi attivi fluopiram, che viene utilizzato per uccidere i funghi, e dinotefuram,
un insetticida.“L’autorizzazione per la libera commercializzazione di pesticidi con un alto tasso di
tossicità è incompatibile con i principi che regolano l’attività economica […] In nessun luogo
del mondo esiste un paese economicamente ricco con una popolazione gradualmente malata: una
circostanza che si verificherà presto se non combattiamo oggi la pratica inclusiva di tali agenti chimici
e biologici dannosi per il nostro ambiente ”, ha affermato il magistrato.Il dinotefuram è usato per
controllare gli insetti succhiatori come le cimici dei letti. Può essere applicato in 16 colture: riso,
avena, patate, caffè, canna da zucchero, segale, orzo, agrumi, fagioli, miglio, mais, pascolo,
soia, pomodori, grano e triticale. È considerato estremamente tossico dalla National Health
Surveillance Agency (Anvisa). Il pesticida non è registrato per uso agricolo nell’Unione Europea
(solo domestico) e viene rivalutato negli Stati Uniti, dove il primo record è del 1985. Per uso agricolo,
il prodotto è stato approvato dal 2004.Il fungicida fluopiram è un prodotto indicato per combattere i
parassiti che attaccano le radici delle piante (nematodi) e avrà l’autorizzazione per 7 colture: cotone,
patate, caffè, canna da zucchero, fagioli, mais e soia.
pesticidi effettuata dal ministero dell’Agricoltura a settembre scorso. La decisione non è definitiva
dal momento che il governo ha già fatto sapere di essere pronta al ricorso.La richiesta è stata
presentata attraverso un’azione popolare presentata dal deputato federale Célio Studart (PV-CE).
Tra i prodotti più controversi registrati a settembre ci sono quelli a base di sulfoxaflor, che è stato
correlato alla riduzione degli sciami di api. Gli altri prodotti per i quali il tribunale ha sospeso
l’autorizzazione sono i principi attivi fluopiram, che viene utilizzato per uccidere i funghi, e dinotefuram,
un insetticida.“L’autorizzazione per la libera commercializzazione di pesticidi con un alto tasso di
tossicità è incompatibile con i principi che regolano l’attività economica […] In nessun luogo
del mondo esiste un paese economicamente ricco con una popolazione gradualmente malata: una
circostanza che si verificherà presto se non combattiamo oggi la pratica inclusiva di tali agenti chimici
e biologici dannosi per il nostro ambiente ”, ha affermato il magistrato.Il dinotefuram è usato per
controllare gli insetti succhiatori come le cimici dei letti. Può essere applicato in 16 colture: riso,
avena, patate, caffè, canna da zucchero, segale, orzo, agrumi, fagioli, miglio, mais, pascolo,
soia, pomodori, grano e triticale. È considerato estremamente tossico dalla National Health
Surveillance Agency (Anvisa). Il pesticida non è registrato per uso agricolo nell’Unione Europea
(solo domestico) e viene rivalutato negli Stati Uniti, dove il primo record è del 1985. Per uso agricolo,
il prodotto è stato approvato dal 2004.Il fungicida fluopiram è un prodotto indicato per combattere i
parassiti che attaccano le radici delle piante (nematodi) e avrà l’autorizzazione per 7 colture: cotone,
patate, caffè, canna da zucchero, fagioli, mais e soia.
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Per la prima volta, in Francia, il tribunale dà
ragione ai sindaci antipesticidi
Per la prima volta, un tribunale francese convalida lo stop ai pesticidi emesso da due Comuni.È la
decisione a cui è giunto l’8 novembre il tribunale amministrativo di Cergy-Pontoise che ha convalidato
le ordinanze di Gennevilliers e Sceaux, nell’Hauts-de-Seine.Nell’audizione i due sindaci avevano difeso
i loro provvedimenti spiegando che erano stati resi necessari per proteggere la salute della
popolazione. E i giudici hanno dato ragione a questa linea sconfessando la prefettura che era ricorsa.
Questa decisione del tribunale amministrativo è la prima del genere in Francia. Spiega il giornale
Franceinfo che fino ad ora tutti i Comuni che avevano adottato misure simili avevano visto annullati i
loro decreti. Il caso più emblematico è quello di Langouët. Adottando un decreto sugli antiparassitari lo
scorso maggio, il sindaco di questa città bretone aveva avviato un ampio dibattito e creato emulatori.
Alla fine di ottobre, il tribunale ha stabilito che il divieto di prodotti fitosanitari non era responsabilità di
un sindaco.“Questo è il primo caso di vittoria e sono estremamente contento”, ha risposto a
Franceinfo l’avvocato Corinne Lepage che rappresentava i due Comuni. “Il tribunale conferisce al
sindaco la giurisdizione per agire” e vietare i pesticidi nel suo comune, “e considera nel merito, che
se la pericolosità dei prodotti è sufficientemente accertata, il primo cittadino può dettare le regole.
“Il sindaco aveva il diritto di ritenere che gli abitanti fossero esposti a un grave pericolo che giustificasse
l’emanazione delle misure”.
decisione a cui è giunto l’8 novembre il tribunale amministrativo di Cergy-Pontoise che ha convalidato
le ordinanze di Gennevilliers e Sceaux, nell’Hauts-de-Seine.Nell’audizione i due sindaci avevano difeso
i loro provvedimenti spiegando che erano stati resi necessari per proteggere la salute della
popolazione. E i giudici hanno dato ragione a questa linea sconfessando la prefettura che era ricorsa.
Questa decisione del tribunale amministrativo è la prima del genere in Francia. Spiega il giornale
Franceinfo che fino ad ora tutti i Comuni che avevano adottato misure simili avevano visto annullati i
loro decreti. Il caso più emblematico è quello di Langouët. Adottando un decreto sugli antiparassitari lo
scorso maggio, il sindaco di questa città bretone aveva avviato un ampio dibattito e creato emulatori.
Alla fine di ottobre, il tribunale ha stabilito che il divieto di prodotti fitosanitari non era responsabilità di
un sindaco.“Questo è il primo caso di vittoria e sono estremamente contento”, ha risposto a
Franceinfo l’avvocato Corinne Lepage che rappresentava i due Comuni. “Il tribunale conferisce al
sindaco la giurisdizione per agire” e vietare i pesticidi nel suo comune, “e considera nel merito, che
se la pericolosità dei prodotti è sufficientemente accertata, il primo cittadino può dettare le regole.
“Il sindaco aveva il diritto di ritenere che gli abitanti fossero esposti a un grave pericolo che giustificasse
l’emanazione delle misure”.
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5 anni di moratoria non bastano:
i pesticidi killer delle api sono ancora nel
nettare europeo
Cinque anni di moratoria non sono bastati in Europa a far sparire da piante da fiori i pesticidi killer
delle api. La notizia, legata a una ricerca francese pubblicata sul sito di Science Direct dimostra
quanto sia drammatico e persistente l’impatto dei neonicotinoidi sull’ambiente.La Ue, dopo aver
appurato il legame tra declino delle api e alcuni pesticidi, aveva deciso una moratoria nel 2013 su
tre neonicotinoidi in colture attrattive per le api.L’équipe francese ha voluto quantificare i residui di
neonicotinoidi nel nettare provenienti dallo dai semi oleosi in Francia occidentale raccolti durante i
cinque anni di moratoria europea. “Abbiamo rilevato tutti e tre i neonicotinoidi banditi – spiegano i
ricercatori – L’imidacloprid è stato trovato in tutti gli anni senza una chiara tendenza al declino, ma
con una forte variazione inter e intra-annuale e concentrazioni massime superiori alle concentrazioni
riportate nelle colture trattate”. La spiegazione? Per gli scienziati è inequivocabile: “I livelli di residui
dipendevano dal tipo di suolo e aumentavano con le precipitazioni. La simulazione della mortalità
acuta e cronica suggerisce un rischio considerevole per le api. Concludiamo che i residui persistenti
di terreno imidacloprid si diffondono su larga scala nell’ambiente e contaminano sostanzialmente una
grande coltura a fioritura di massa”.Dunque per il pool di ricercatori “I nostri risultati forniscono
ulteriore supporto alla recente estensione della moratoria a un divieto permanente in tutte le colture
all’aperto”.
delle api. La notizia, legata a una ricerca francese pubblicata sul sito di Science Direct dimostra
quanto sia drammatico e persistente l’impatto dei neonicotinoidi sull’ambiente.La Ue, dopo aver
appurato il legame tra declino delle api e alcuni pesticidi, aveva deciso una moratoria nel 2013 su
tre neonicotinoidi in colture attrattive per le api.L’équipe francese ha voluto quantificare i residui di
neonicotinoidi nel nettare provenienti dallo dai semi oleosi in Francia occidentale raccolti durante i
cinque anni di moratoria europea. “Abbiamo rilevato tutti e tre i neonicotinoidi banditi – spiegano i
ricercatori – L’imidacloprid è stato trovato in tutti gli anni senza una chiara tendenza al declino, ma
con una forte variazione inter e intra-annuale e concentrazioni massime superiori alle concentrazioni
riportate nelle colture trattate”. La spiegazione? Per gli scienziati è inequivocabile: “I livelli di residui
dipendevano dal tipo di suolo e aumentavano con le precipitazioni. La simulazione della mortalità
acuta e cronica suggerisce un rischio considerevole per le api. Concludiamo che i residui persistenti
di terreno imidacloprid si diffondono su larga scala nell’ambiente e contaminano sostanzialmente una
grande coltura a fioritura di massa”.Dunque per il pool di ricercatori “I nostri risultati forniscono
ulteriore supporto alla recente estensione della moratoria a un divieto permanente in tutte le colture
all’aperto”.
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Troppi residui di fitofarmaci nei
pomodori freschi
Troppi residui di fitofarmaci nei
pomodori freschi
Preoccupa il multiresiduo: fino a 16 sostanze in un singolo pomodoro. Le varietà finite sotto la lente
di ingrandimento sono i pomodorini a grappolo, ciliegino, Pachino e marzanino e di origine italiana
ad eccezione di tre campioni che provengono dalla Spagna. Rosso pesticidi: è la nuova inchiesta
del mensile Il Salvagente che punta i riflettori sui pomodori. Quelli da mangiare freschi, d’estate.
Un ortaggio che deve essere il più possibile pulito e libero da residui di trattamenti e pesticidi.
La rivista ha così portato in laboratorio 12 tipologie di marchi differenti per verificare la presenza
di metalli pesanti e pesticidi. Cosa è emerso? Campioni tutti regolari e solo due bocciati dalla rivista
per la presenza di multiresidui. Sono proprio questi a sollevare le domande principali della testata:
davvero un ortaggio ha bisogno di tanta chimica?Le varietà di pomodori finite sotto la lente di
ingrandimento sono i pomodorini a grappolo, ciliegino, Pachino e marzanino, tutti reperiti a Roma, e
di origine italiana ad eccezione di 3 campioni che provengono dalla Spagna, acquistati presso Lidl,
Eurospin ed Esselunga. Sono state fatte analisi per verificare la presenza di metalli pesanti e pesticidi.
Quello che emerge è la conformità alla legislazione in materia. Ma non basta a rasserenare del tutto,
perché a preoccupare sono soprattutto i multiresidui, che alimentano una sfilza di domande da parte
del mensile: “Tutti quelli da noi testati rispettano i limiti di legge e per questo sono conformi. Ma la
presenza ricorrente di più pesticidi può davvero rassicurarci? Portare in tavola un pomodoro nel quale
ben 16 residui hanno lasciato traccia di trattamenti fitosanitari, può lasciarci tranquilli? E senza
escludere un possibile effetto cocktail, l’azione combinata sulla salute umana di basse dosi di principi
attivi copresenti nell’alimento, viene da chiedersi se un ortaggio abbia bisogno di così tanta chimica”.
Le analisi escludono la contaminazione da metalli pesanti, cadmio, piombo e rame. Per quanto
riguarda i pesticidi, nessun prodotto ha superato i limiti di legge per quanto riguarda le singole sostanze
riscontrate. Sui multiresidui il test segnala 16 sostanze su un campione di pomodorini, di cui
12 fungicidi e 4 insetticidi. Su un altro campione ci sono 5 residui, su altri due prodotti 4 tracce di
fitofarmaci. I pomodorini sono a norma di legge ma il tema sollevato è quello dell’azione combinata di
basse concentrazioni di molecole diverse, noto come effetto cocktail, da tempo segnalata nelle
inchieste sul cibo fatte dal Salvagente.Alla luce dei risultati dei test effettuati la domanda posta dalla
rivista è se sia possibile coniugare la qualità del pomodoro senza ricorrere a fitofarmaci e pesticidi.
Un fronte nutrito di ambientalisti e agricoltori biologici, racconta l’approfondimento della testata, ha
chiesto al Governo una maggiore tutela dell’ecosistema e dei cittadini, chiedendo al contempo leggi e
sanzioni certe contro chi inquina. L’occasione è offerta dal Pan pesticidi, il Piano d’azione nazionale
per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari che ogni cinque anni viene sottoposto a consultazione e
poi licenziato dagli esecutivi per governare l’uso dei pesticidi in ambito politiche agricole e ambientali.
di ingrandimento sono i pomodorini a grappolo, ciliegino, Pachino e marzanino e di origine italiana
ad eccezione di tre campioni che provengono dalla Spagna. Rosso pesticidi: è la nuova inchiesta
del mensile Il Salvagente che punta i riflettori sui pomodori. Quelli da mangiare freschi, d’estate.
Un ortaggio che deve essere il più possibile pulito e libero da residui di trattamenti e pesticidi.
La rivista ha così portato in laboratorio 12 tipologie di marchi differenti per verificare la presenza
di metalli pesanti e pesticidi. Cosa è emerso? Campioni tutti regolari e solo due bocciati dalla rivista
per la presenza di multiresidui. Sono proprio questi a sollevare le domande principali della testata:
davvero un ortaggio ha bisogno di tanta chimica?Le varietà di pomodori finite sotto la lente di
ingrandimento sono i pomodorini a grappolo, ciliegino, Pachino e marzanino, tutti reperiti a Roma, e
di origine italiana ad eccezione di 3 campioni che provengono dalla Spagna, acquistati presso Lidl,
Eurospin ed Esselunga. Sono state fatte analisi per verificare la presenza di metalli pesanti e pesticidi.
Quello che emerge è la conformità alla legislazione in materia. Ma non basta a rasserenare del tutto,
perché a preoccupare sono soprattutto i multiresidui, che alimentano una sfilza di domande da parte
del mensile: “Tutti quelli da noi testati rispettano i limiti di legge e per questo sono conformi. Ma la
presenza ricorrente di più pesticidi può davvero rassicurarci? Portare in tavola un pomodoro nel quale
ben 16 residui hanno lasciato traccia di trattamenti fitosanitari, può lasciarci tranquilli? E senza
escludere un possibile effetto cocktail, l’azione combinata sulla salute umana di basse dosi di principi
attivi copresenti nell’alimento, viene da chiedersi se un ortaggio abbia bisogno di così tanta chimica”.
Le analisi escludono la contaminazione da metalli pesanti, cadmio, piombo e rame. Per quanto
riguarda i pesticidi, nessun prodotto ha superato i limiti di legge per quanto riguarda le singole sostanze
riscontrate. Sui multiresidui il test segnala 16 sostanze su un campione di pomodorini, di cui
12 fungicidi e 4 insetticidi. Su un altro campione ci sono 5 residui, su altri due prodotti 4 tracce di
fitofarmaci. I pomodorini sono a norma di legge ma il tema sollevato è quello dell’azione combinata di
basse concentrazioni di molecole diverse, noto come effetto cocktail, da tempo segnalata nelle
inchieste sul cibo fatte dal Salvagente.Alla luce dei risultati dei test effettuati la domanda posta dalla
rivista è se sia possibile coniugare la qualità del pomodoro senza ricorrere a fitofarmaci e pesticidi.
Un fronte nutrito di ambientalisti e agricoltori biologici, racconta l’approfondimento della testata, ha
chiesto al Governo una maggiore tutela dell’ecosistema e dei cittadini, chiedendo al contempo leggi e
sanzioni certe contro chi inquina. L’occasione è offerta dal Pan pesticidi, il Piano d’azione nazionale
per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari che ogni cinque anni viene sottoposto a consultazione e
poi licenziato dagli esecutivi per governare l’uso dei pesticidi in ambito politiche agricole e ambientali.
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La ricerca medica non può contrastare la verità insindacabile ufficializzata da BIOFARMA vedi l' INTERVISTA realizzata sul canale Byoblu.