IL MIO "INCONTRO" CON L'IMPERATORE
Era un pomeriggio di Novembre del 1970 alla stazione di
Livorno; una di quelle giornate in cui il caldo estivo non si fa più
sentire ma ancora si può godere di una gradevole temperatura autunnale.
Io studiavo a Pisa quell'anno e al ritorno, nel pomeriggio, stavo
aspettando in stazione il treno locale che mi avrebbe portato a
Castagneto Carducci, dove vivo tuttora.
Durante l'aspettativa della coincidenza, sullo stesso binario
lungo cui stavo tranquillamente passeggiando, accosta lentamente un
altro treno e mi colpisce immediatamente l'immagine della carrozza che
casualmente si ferma proprio davanti a me: - Si vede subito che non è
una carrozza aperta al pubblico; è riservata e la cosa mi incuriosisce
non poco. Non posso fare a meno di osservare il finestrino che è poco
sopra la mia testa e sopratutto l'uomo che se ne sta tranquillamente
affacciato: - Di bassa statura, in un candido sari bianco, i tratti
somatici inconfondibili dell'Etiopia, un viso scarno e ormai logoro
dall'età e dalle innumerevoli vicissitudini ( che mi ripropongo
senz'altro di approfondire ) - è proprio lui, l'imperatore Hailè
Selassiè in persona.
Io rimango nel momento assolutamente impietrito in quanto pur
avendolo visto numerose volte in fotografia ma non sapendo
assolutamente nulla della sua visita in Italia, non riesco proprio a
realizzare per quale assurdo motivo si trovi lì, ma sopratutto nella
maniera così informale che poteva essere quella di qualsiasi altro
normale viaggiatore, senza lo stuolo di dignitari di corte e attorniato
da gente con i più strani paramenti come sempre si vedeva.
Ora, mi direte, un evento straordinario, certamente, una
coincidenza più unica che rara trovarsi proprio lì in quel momento, ma
niente più di una semplice coincidenza, senonché la cosa non finisce
lì.
Ad una certa distanza da me, più lontana dai binari, c'è una ragazza
con un bambino piccolo in braccio, verosimilmente il figlio di pochi
mesi, a cui io nemmeno ho fatto caso; ma lui, dal finestrino mi fa un
cenno: Ma come, penso, sta dicendo proprio a me? Ma come è possibile?
Eppure non ho nemmeno fumato, ma che cavolo...; poi, indicandomi la
donna, capisco che è lei che vuole, allora la chiamo e la porto proprio
sotto al finestrino. Lui è già lì con una catenina d'oro in mano e
sporgendosi la mette al collo del bambino.
Pochi secondi e il treno riparte, lasciandoci stupiti e attoniti, io e
la donna, unici presenti su tutto il marciapiede della stazione; nessun
altro si è accorto di niente.
Ora dopo tanto tempo, ripenso a quanto avrebbero fatto i giornalisti
per poter fotografare la scena ed io lì, senza nemmeno un telefonino ( i
cellulari erano ancora lontani ) non ho altro che un ricordo indelebile
nella mia mente, un ricordo che mi ha fatto molto pensare anche
successivamente alla persona che, pur avendo subito un'occupazione
militare da parte nostra, non sviluppo' mai sentimenti di rancore verso
gli italiani. L. Fancelli
Immagini della visita fatta all'Italia a Novembre 1970 ( dai giornali dell'epoca )
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