FANCY 1

Qualcosa per riflettere, pensare, sognare...alzare il "punto di vista"...

domenica 11 marzo 2018

MORALIZZARE LA POLITICA


Corsi e ricorsi storici

Invito a rileggere le parole di Marcello Pera nella sua prefazione a UN' ETICA PER LA POLITICA di B.Russell trovandole di una attualità impressionante, anche se risalenti ai primi anni novanta. E sappiamo che proprio in quegli anni si iniziava un ciclo storico che ormai esaurito sembra oggi ricorre nuovamente ( G.B. Vico? ) alla luce degli ultimi risultati elettorali e del completo rinnovamento delle forze in campo.


                ... "Un osservatore che, nell'Italia di oggi abbia di fronte il degrado morale di tanti leaders politici avverte quanto questa sfida sia attuale. E, nauseato dallo spettacolo di tanta corruzione può essere  istintivamente portato a credere che la sfida possa essere vinta moralizzando la politica.
                 Anche quando non è un sermone propagandistico, questa in effetti è una richiesta diffusa.
                 Ma occorre riflettere bene su che cosa significa e quali conseguenze può avere.
                                       Moralizzare la politica non vuol dire avere capi politici onesti. Questo sarebbe ancora moralizzare la vita individuale.
E neanche vuol dire avere capi politici che si occupano del bene generale e non del proprio tornaconto. Anche questa moralizzazione riguarderebbe la vita personale.
                 In senso stretto, moralizzare la politica, ci si rifletta o no, vuol dire piuttosto dare una morale alla polis , alla società, allo Stato. E ciò vuol dire che esiste un soggetto sopra gli individui e che questo soggetto conta più dei singoli individui.
                  A partire da Platone il quale riteneva che nessuno è giusto fuorché in uno stato giusto, questo modo di raccogliere la sfida della conciliazione fra etica e politica è sempre stato raccomandato da molti. Ma che, quando dalla teoria è passato alla pratica, abbia dato buoni frutti non si può dire. Per citare solo gli ultimi esempi, l'Olocausto e il Gulag sono gli effetti più perversi e su più larga scala di progetti ed esperimenti pensati e fatti per dare una morale alla Polis. Così come ogni dittatura è l'effetto di un simile tentativo di conciliazione.
                   Perché una dittatura non è un regime di uno o pochi malvagi che traggono profitto dal vessare, sfruttare, conculcare i diritti di moltissimi altri concittadini; una dittatura è un regime di uno o pochi individui, anche animati dalle migliori intenzioni, che si sentono interpreti dei valori morali della Polis e perciò hanno il dovere morale di imporli a tutti.
                                          Si può obiettare che questi effetti perversi della moralizzazione della politica dipendono da quali valori si attribuiscono alla Polis. Certo esistono valori umanitari e valori crudeli. Il valore della fratellanza è tra i primi, il valore della supremazia degli ariani o dei superuomini è fra i secondi; ma attribuiamo pure alla Polis un valore umanitario. Finché vincola i malvagi nessuno avrebbe da eccepire, ma non tutti coloro che si oppongono a tale vincolo sono necessariamente malvagi. Tra coloro possono esserci quelli che si oppongono in nome di un altro e più nobile valore, quelli che Russell chiama " i pionieri morali ". 
                   Il fatto è che la morale cambia e che una morale della Polis è tanto perniciosa per la libera crescita dei valori morali quanto una verità dello stato lo è per la libera crescita delle teorie scientifiche ".
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                 Direi che potrebbe essere stato scritto sulla questione vaccini, o no?

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E dopo un tale sforzo intellettuale, rilassiamoci un po'...

 

            

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