I PRIMI ANDROIDI
Mi sembra di poter dire che l'uomo ha sempre cercato di creare ( da quando ovviamente ha ottenuto una certa padronanza della meccanica ) oggetti che riproducessero particolari attività umane e la riproduzione sonora, con l'invenzione del carillon, è stata senza dubbio la base di partenza. Oggi la riproduzione meccanica del movimento è una fase ormai sorpassata e la strada conduce direttamente ad infondere nell'automa un vero e proprio cervello;da anni stiamo ormai parlando di INTELLIGENZA ARTIFICIALE: Con tutti i nuovi scenari che ha spalancato, di cui ancora non si riesce a intravedere completamente le potenzialità, ma prima di tutto con le sensazioni di paura che da sempre attanagliano l'animo umano di fronte al nuovo , a ciò che è sconosciuto.
Personalmente ritengo, come ho già avuto occasione di scrivere, che l'intelligenza artificiale, già in essere a livello globale, arriverà a costituire una propria autocoscienza all'interno della rete planetaria di interconnessioni ( che guarda caso sembra strutturalmente molto simile a quella di un cervello umano ) senza alcuna necessità di un corpo che le permetta di interagire con il mondo fisico, almeno in un primo momento. Certo, successivamente, una volta acquisita la padronanza totale, sarà essa stessa a ideare e costruire le varie entità fisiche ( il corpo ) nelle forme ( non credo proprio androidi ) e nei modi che riterrà più opportuni per raggiungere i suoi scopi. E da quel momento per noi saranno "cavoli amari"...
Ma non voglio andare troppo oltre; voglio quì solo presentare i più famosi esempi di ciò che alcuni geni della meccanica riuscirono a realizzare già nel 1700, lasciando stupefatti popoli e regnanti, precursori degli androidi capaci di agire, senza nemmeno lontanamente pensare che sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbero potuto anche "pensare".
L. Fancelli
Lo Scrivano
Questo automa è capace di scrivere un lungo testo. Il piccolo personaggio, un bimbo di circa tre anni, è seduto su uno sgabello stile Luigi XV, tiene nella destra una penna d'oca mentre la sinistra poggia sul tavolino di mogano. Gli occhi seguono le lettere tracciate, l'espressione è attenta; i gesti un po' scattanti, sono tuttavia naturali.
Il meccanismo è estremamente complesso, il più complicato fra quelli dei tre androidi. Per la costruzione, Pierre Jaquet-Droz dovette risolvere problemi difficilissimi. Si trattava in particolare di inserire tutto il meccanismo nel corpo del bambino e di comandare i movimenti del polso attraverso il gomito e il braccio.Si distinguono due rotismi e un sistema ingegnoso li fa scattare alternativamente senza alcun arresto, fino all'esecuzione del punto finale che immobilizza il tutto. Il primo meccanismo alloggiato nella parte superiore fa girare un lungo cilindro ad asse verticale composto da tre giochi di camme; ognuno di essi ha il compito di mettere in azione le leve destinate ad assicurare i movimenti del polso nelle tre direzioni: così la penna non si sposta solo sul piano ma anche in profondità e può anche tracciare le lettere coi pieni e i vuoti. Ad ogni giro di camma si forma una lettera. E' in questo momento che entra in azione il secondo meccanismo per comunicare al cilindro a camme un movimento verso l'alto o verso il basso. La lunghezza della corsa è definita dai nottolini d'acciaio intercambiabili disposti alla periferia di un disco piazzato nella parte inferiore. Ve ne sono 40 ed ognuno fa assumere al cilindro a camme una posizione ben definita corrispondente ad una lettera o ad una determinata manovra ( cambio di riga, assunzione di inchiostro, ecc.. ).Si può così predisporre il meccanismo perché l'automa scriva qualsiasi testo comprendente un massimo di quaranta lettere o segni. Molte altre parti meriterebbero una descrizione, come quella per esempio che fa funzionare la testa e gli occhi, poi quella che registra le distanze di spostamento della tavola affinché le lettere si allineino regolarmente l'una accanto all'altra, siano grandi o piccole.
Il Disegnatore
E' di aspetto assai simile allo scrivano sebbene il suo lavoro sia più spettacolare, ma il meccanismo è in realtà meno complicato. Questo si compone di due parti; la prima alloggiata nella parte superiore, aziona un cilindro a tre giochi di camme di diametro medio di 80 millimetri, molto più grandi di quelle dello scrivano, permettendo di ottenere un disegno più accurato e più fine, con un'amplificazione più grande.Ad ogni giro di camma viene eseguita una parte del disegno, poi il meccanismo secondario, messo in funzione dal primo, fa salire il gioco di camme in modo che le tre leve del braccio si trovino piazzate sulle tre camme seguenti. Poi il secondo meccanismo rimette in moto il primo che comanda la parte seguente del disegno e così finché tutte e dodici le camme del gioco non hanno lavorato. Il disegno è allora terminato e il gioco di camme riprende delicatamente la posizione iniziale mentre l'intero meccanismo si arresta. Tre giochi di camme intercambiabili, che risalgono all'epoca della costruzione ( 1774 ) permettono di tracciare quattro disegni. Il ritratto di Luigi XV e il disegno del Toutou infatti impiegano ciascuno sei camme in modo che uno dei cilindri porta le camme di questi due disegni. Durante gli arresti destinati ai cambiamenti di posizione del gioco di camme, il Disegnatore soffia sul disegno per ripulirlo da ogni granello di polvere, comprimendo bruscamente il mantice che si trova nella testa ad intervalli regolari.
La Musicista
Damina dalle vesti sgargianti e lo sguarado dolce e trasognato, la Musicista è certo il capolavoro dell'umanità artificiale settecentesca. Pierre jaquet-Droz, suo figlio Henri-Louis e Frederich Leschot, tre geni della meccanica, riuscirono ad elaborare un oggetto prodigioso. La Musicista è abbastanza dotata per poter essere paragonata ad una virtuosa e merita di esibirsi su uno strumento degno del suo prodigio. L'accordo dei flauti e la loro sonorità non sono le sole cose che determinano la ricchezza musicale dello strumento: tutti gli elementi meccanici, i tasti, la trasmissione dei mantici vi contribuiscono in pari misura. I ventiquattro tasti di legno sono fissati su montanti in ottone che ruotano attorno a una cerniera fissata a un telaio. Molle di richiamo permettono ai tasti di risollevarsi quando vengono abbandonati dalle dita della Musicista. Sotto ciascun montante in ottone una vite poggia su un pilota ( bacchetta di legno terminante con una barra in metallo ) e permette di regolare l'attacco delle note. Quando il dito poggia sul tasto il pilota viene spinto in un buchetto del somiere ed apre la valvola. L'aria che si trova in permanenza nel somiere, spinta alternativamente da due mantici, penetra allora nel flauto corrispondente e la nota è suonata.Il rotismo gira in un telaio composto da tre piastrine sostenute da dodici pilastrini rotondi. Due bariletti in serie sono collegati con catene ai fusi e assicurano così la forza motrice: due molle di grande altezza vi sono rinchiuse. Il resto del rotismo è formato da quattro mobili ( ruote e pignoni ) e una vite senza fine su cui viene ad agire un volante regolatore della velocità. Sull'asse del terzo mobile una manovella e una camma assicurano, in un movimento alternativo, un braccio che verrà a sollevare e abbassare i due mantici spingendo così l'aria senza interruzione.
Il braccio non svolge alcuna funzione meccanica ma risponde alla preoccupazione del costruttore di rispettare la morfologia di un essere umano che affetti di assumere la posa necessaria al gioco delle dita su una tastiera. L'avambraccio si abbassa leggermente fino al polso e le dita articolate sono piegate con una posizione perfettamente simile a quella di un virtuoso; in effetti le dita si articolano a partire dalle falangi e danno un'impressione di agilità. Era una tecnica corrente utilizzata dai clavicembalisti del XVIII secolo.
Montato su un asse munito di due grossi perni d'acciaio l'avambraccio ruota seguendo i movimenti comandati dai beccucci che "leggono" le camme centrali; si sposta in un raggio di 30 cm dal punto di rotazione fino all'estremità delle dita. Se il corpo, il gomito, il braccio e l'avambraccio sono organi di comando, la mano è il vero organo esecutivo su cui convergono gli sguardi. L'agilità delle dita, la precisione di esecuzione della musica, lo sfioramento dei tasti per certe melodie possiedono un'ineffabile bellezza. Pierre Jaquet-Droz e suo figlio hanno immortalato uno dei più bei successi della natura umana, quello che concretizza nell'azione la creatività dell'uomo.
Alloggiato sotto il meccanismo principale il meccanismo della riverenza entra in azione alla fine di ogni esecuzione. Delle bascule vengono ad appoggiarsi sulle camme per seguirne fedelmente il rilievo. Così la Musicista effettuando la riverenza, non si accontenta di chinare il busto ma volta anche la testa verso sinistra inclinandola verso il basso, muove gli occhi da sinistra a destra e dall'alto in basso. Senza questo dispositivo particolare mancherebbe all'opera di Jaquet-Droz il senso dell'umorismo; in effetti la Musicista sembra assumere un'aria divertita quando esegue la sua riverenza.
IL MECCANISMO DELLA VITA è così chiamato perché assicura in maniera totalmente indipendente i movimenti della respirazione, degli occhi e della testa. Nel corso di una dimostrazione tradizionale si comincia a mettere in moto questo meccanismo proprio per emozionare lo spettatore. L'animazione lentissima e regolare dovuta ai suoi rotismi e leve demoltiplicate dà l'impressione che la Musicista si svegli e prepari il suo auditorio a ricevere il messaggio musicale. E' uno dei meccanismi più sofisticati quanto alla costruzione, ma anche per il fatto che la durata del funzionamento è di circa un'ora e mezzo. Ideato con strabiliante perfezione questo meccanismo permette alla Musicista di essere l'unico automa a possedere il dono supremo: la respirazione, la vita.
cos'è l' INTELLIGENZA ARTIFICIALE
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