LE PERLE DELL'ARCIPELAGO TOSCANO
Incursioni dei "barbareschi" al Giglio
Nel 1558 l'Isola del Giglio fu venduta a Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I. e passava così al Granducato di Toscana. Una data importante per i Gigliesi, perché soltanto da allora l'isola ebbe la protezione di una guarnigione stabile contro le frequenti incursioni dei "barbaereschi", la più memorabile delle quali era avvenuta nel 1544 ad opera di Khayr al-Din, detto Barbarossa, il quale, dopo avere devastato le mura allora esistenti (probabilmente pisane) e saccheggiato l'Isola, aveva portato con sé prigionieri circa 700 uomini. Si racconta che tra i 632 deportati c'era Rosa Pannilini che diverrà favorita di Solimano I, al quale darà un figlio. La strage e la deportazione erano stati tali che l'Isola dovette essere ripopolata. E a ripopolarla furono per lo più i senesi, il cui nomi inconfondibili si distinguono anche oggi numerosi soprattutto al Castello, dove continua a vivere in maggioranza la stirpe originaria.
La presenza di una guarnigione salvò i Gigliesi da tante incursioni
minori, ma la popolazione dovette sostenere ancora svariate battaglie e
soffrire tanti lutti prima che fosse posta la parola fine alle imprese
piratesche: parola che fu pronunciata solo il giorno 18 novembre 1799, quando circa duemila tunisini assaltarono il Castello.
Erano sbarcati al Campese senza incontrare resistenza. Gli uomini di guarnigione alla Torre del Campese, impressionati dalle grosse navi armate e dal gran numero di predoni, furono sopraffatti dalla paura
e non si opposero come avrebbero dovuto per evitare una battagliai che
avevano considerato perdente. Visto il comportamento della guarnigione,
quei duemila iniziarono spavaldi la salita per raggiungere il Castello, certi che la popolazione per ottenere clemenza, si sarebbe messa alla loro mercé.
Non fu così. I Gigliesi, tutti anche i vecchi, le donne e i
bambini, erano determinati al combattere fino all'ultimo. I Tunisini,
che si erano preparati ad una facile preda quando si resero conto delle
difese apprestate furono sopresi. Tentarono un primo assalto, ma furono respinti. D'un tratto, così racconta la tradizione, avvenne un prodigio. I Gigliesi memori che il santo Patrono, San Mamiliano,
già nel 1452 aveva infuso nei loro antenati la forza di respingere i
Turchi, invocarono di nuovo il Santo portandone la statua in processione
per le vie del paese. E sarebbe stato un paese distrutto e devastato se
tanto improvvisamente quanto inaspettatamente non si fosse levato un vento di rara forza, che costrinse gli assedianti a tornare sulle loro navi che rischiavano di essere travolte.
San Mamiliano è tuttora il prottetore di tutta l'Isola del Giglio e viene festeggiato ogni anno il 15 settembre. Nella Chiesa di San Pietro Apostolo a Giglio Castello viene custodito l'ulna del braccio destro di San Mamiliano e qualche reperto abbandonato dai pirati durante l'ultimo attacco.
Fu certamente abitata in epoche remote, come dimostrano infatti alcune punte di frecce trovate nell'isola e risalenti al periodo eneolitico. Anche gli etruschi ed i romani frequentarono l'isola ed alcuni documenti dell'epoca testimoniano che fu di proprietà della famiglia dei Domizi Enobarbi.
FAQ
- Cala dell'Arenella. ...
- Spiaggia delle Cannelle. ...
- Spiaggia di Campese. ...
- Cala delle Caldane. ...
- Cala degli Alberi.
...
Cannelle Bach Isola del Giglio
- Chiringuito Bar – Giglio Campese Via della Torre, 18.
- Lo Scoglio On The Beach – Giglio Campese Via di Mezzo Franco.
- Tukul Beach Bar – Giglio Campese Via di Campese.
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