FANCY 1

Qualcosa per riflettere, pensare, sognare...alzare il "punto di vista"...

martedì 17 luglio 2018

LA MORALE DEGLI SCAFISTI

Salvare vite in mare sapendo che ciò invita molti altri a rischiare, è un atto morale?

                                    La questione non è così semplice come può sembrare: volendo fare un paragone potrei richiamare la questione, mai risolta, della decisione di usare l'arma atomica per porre termine alla guerra; e volendola affrontare più sul taglio filosofico che non su quello emozionale comunemente usato, mi si permetta di prenderla, come si suol dire, " un po' alla larga"  e con le necessarie premesse.

                      Di regola le controversie relative alle questioni di fatto traggono origine molto spesso dall'assenza di imparzialità di coloro che pretendono di limitarsi ad accertare dei fatti. Questo accade in quanto una delle parti o entrambe perseguono finalità che non possono confessare: entrambe infatti si trovano nella necessità di proclamare che perseguono uno scopo che coincide con quello del grande pubblico.

                    Al tempo in cui la schiavitù era una questione controversa, i suoi oppositori argomentavano che essa rappresentava un metodo di produzione inefficiente, mentre i suoi sostenitori lo negavano. Di fatto i generosi oppositori della schiavitù non avrebbero cambiato parere se fosse stato dimostrato loro che era efficiente; allo stesso modo i sostenitori convinti della schiavitù non avrebbero cambiato parere se fosse stato dimostrato che era inefficiente.

                    Da entrambe le parti l'argomento a cui ci si appellava era rivolto in realtà al grande pubblico degli indecisi che voleva manufatti di cotone a buon mercato e si interessava ben poco del lavoro degli schiavi nelle piantagioni del Sud o del lavoro dei bambini nelle fabbriche del Lancashire.

                    La schiavitù può venire condannata da chi crede nei diritti dell'uomo e da chi conviene con Kant nel sostenere che ogni individuo umano deve essere considerato un fine in sé stesso. Ma la questione diventa più chiara quando entra in gioco qualche particolare tabù. Gli Indù pensano che sia male uccidere una mucca anche quando essa sta soffrendo atroci dolori. Quelli che difendono i diritti degli animali pensano invece che sia crudele tenere in vita un animale in circostanze del genere.

                    Antioco IV reputava desiderabile che tutti i suoi sudditi fossero ellenizzati e così risanati dai loro costumi nativi; ma gli Ebrei erano disposti a morire piuttosto che mangiare carne di maiale o rinunciare a farsi circoncidere. Gli Amish della Pennsylvania provano repulsione morale nei confronti dei bottoni e inoltre si lascerebbero perseguitare piuttosto che mandare i figli nelle scuole di stato.

                                        Che effetto può esercitare l'argomentazione in un caso del genere?Io penso che non possa esercitarne alcuno direttamente: non c'é alcuna possibilità di dimostrare che i bottoni non sono immorali; ma se si desse una mente aperta e l'agio necessari per un esame di largo respiro ci sarebbe un argomento che non potrebbe non avere un certo peso per un animo franco e indagatore: Più che il giusto e l'ingiusto sono il bene e il male i concetti fondamentali dell'etica. Atti giusti sono quelli da cui ci si attendono effetti buoni e ingiusti quelli da cui ci si attendono effetti cattivi.

                                        Se, grazie ad un lungo corso di storia e antropologia sei riuscito a portare un Amish ad ammettere tutto questo, allora puoi chiedergli: " Che cosa fanno di male i bottoni ?" Se egli riesce a mostrarti che fanno del male non puoi che adottare la sua opinione; in caso contrario è lui che deve adottare la tua.

                      Ma i casi in cui una controversia morale riesce più difficile da risolvere razionalmente sono quelli in cui emerge una vera divergenza sui fini. Gli aristocratici russi, fino alla metà del 19° secolo tendevano a considerare i propri servi indegni di una qualsiasi considerazione e ciò non tanto perché avessero una concezione del bene diversa da quella degli avversari quanto perché credevano che i servi non avessero una capacità di emozione pari a quella dei loro padroni. Il romanziere Turgenev, nell'opera Memorie di un cacciatore ha descritto con molta partecipazione le gioie e i dispiaceri dei servi risvegliando così una sensibilità dai toni rousseauiani nei proprietari terrieri di idee liberali. Così La capanna dello zio Tom  ha reso lo stesso servizio agli schiavi degli Stati Uniti. In entrambi i paesi quando la gente non poté più negare che gli oppressi avevano le stesse capacità di gioire e soffrire dei loro oppressori, la schiavitù fu abolita. La controversia tra nemici e difensori della schiavitù quindi, non concerneva in realtà i fini ma i dati di fatto circa le emozioni degli esseri umani.

                                                                  Ebbene ora direte voi, che cosa " ci azzecca"  tutto quanto sopra detto con gli scafisti e i drammi dell'immigrazione? Può darsi niente assolutamente oppure che voi invece possiate riuscire a trovare il nesso. In ogni caso la vostra capacità introspettiva e di ragionamento è stata sicuramente sollecitata e fors'anche migliorata.   E d'altra parte che cos'altro vi aspettavate dal filosofo? 

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